Ti sei mai chiesto come due aziende di servizi simili possano valere il doppio l’una rispetto all’altra?
Incredibile!

Nel nostro settore i multipli finanziari possono far lievitare il valore fino al 50% per dettagli quasi impercettibili.
Sono quei numeri scelti con cura che fanno davvero la differenza.

Non serve una bacchetta magica. Ci vogliono metodi collaudati e dati precisi.

Ti spiego come usare EV/EBITDA (valore d’impresa diviso utili prima di interessi, tasse, ammortamenti e deprezzamenti).
E come applicare EV/Sales (valore d’impresa su fatturato) per arrivare a una valutazione trasparente e facile da confrontare.

Alla fine avrai strumenti concreti per confrontare conti economici e fatturato in modo chiaro.
Pronto a iniziare?

Multipli finanziari essenziali per valutazione di un’azienda di servizi

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Quando si tratta di valutare una società di servizi usando i multipli, vale la pena partire dai numeri che davvero contano. Proviamo a renderli semplici, chiari e subito pratici. Se vuoi approfondire con esempi reali, ecco una risorsa valida: come utilizzare i multipli per valutazione aziendale.

Di base, ci sono due grandi famiglie di multipli: quelli di mercato (Market Multiples), che arrivano dalle quotazioni in Borsa, e quelli da operazioni M&A (Deals Multiples), cioè ricavati dagli accordi di acquisizione e spesso includono un premio per chi controlla l’azienda. Nel settore capita di sentir parlare anche di “Asset side” (che si concentra sul valore complessivo dell’azienda) e “Equity side” (riferito alla quota destinata agli azionisti). Gli operatori M&A solitamente puntano su EV/EBITDA ed EV/Sales, perché aiutano a fare confronti puliti tra realtà diverse.

Ecco uno schema rapido dei principali multipli usati:

Multiplo Descrizione Come si usa
EV/EBITDA Valore d’impresa rispetto all’EBITDA normalizzato (cioè il margine operativo lordo corretto per spese straordinarie). EBITDA × multiplo di settore – posizione finanziaria netta = Equity Value
EV/Sales Valore d’impresa diviso fatturato; spesso tra 1,0 e 1,5 per le società di servizi professionali. Utile per capire a colpo d’occhio quanto vale l’azienda rispetto alle sue entrate ricorrenti.
Price/Earnings (P/E) Prezzo sulle azioni rispetto all’utile netto; usato nei settori con margini già ben definiti. La capitalizzazione di mercato viene divisa per l’utile netto. Ti mostra quanto il mercato è disposto a pagare per 1 € di profitto.

Pensiamo a quando si chiude davvero una trattativa: se si usa EV/EBITDA, si eliminano (almeno in teoria) le differenze dovute alle scelte di finanziamento o a spese straordinarie. L’EV/Sales invece aiuta quando il ricavo ricorrente è la metrica più importante. I multipli Equity side, come il P/E, sono utili per capire il “prezzo” che gli investitori associano ai risultati finali.

Scegliere il multiplo più adatto è come individuare lo strumento giusto per migliorare una performance aziendale: serve chiarezza sull’obiettivo. E se c’è una cosa certa, è che il metodo dei multipli resta fondamentale per arrivare a una valutazione affidabile e, soprattutto, credibile agli occhi di chi dovrà decidere.

Hai mai pensato a quanto può cambiare la percezione del valore solo scegliendo il giusto multiplo? Noi sì, ogni volta che accompagniamo un imprenditore in questi passaggi strategici.

Selezione dei comparabili e calcolo del multiplo di riferimento

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Quando si vuole valutare un’azienda in modo davvero credibile, la vera partenza è scegliere un buon gruppo di società simili. Ti servono almeno una decina di imprese che abbiano una forza economica e un percorso di crescita davvero comparabili tra loro. Praticamente, stiamo parlando di veri “pari” che operano più o meno nello stesso settore e condividono prospettive simili.

Dove trovi questi dati? Puoi partire da database che raccolgono i multipli di mercato oppure da fonti pubbliche, ad esempio, i bilanci online delle aziende. È un po’ come costruire un punto di riferimento concreto: se scegli bene il campione, saprai quanto vale davvero la tua azienda rispetto al mercato.

Criteri per scegliere aziende comparabili

Vuoi un confronto veritiero? Ecco cosa conta davvero nella selezione:

  • Settore di attività: aziende che offrono servizi o prodotti simili.
  • Livello di fatturato e dimensioni economiche in linea tra loro.
  • Struttura finanziaria simile, con uno sguardo anche al debito e alle scelte di capitale.
  • Area geografica di riferimento, così non rischi di confrontare realtà troppo lontane per regole o abitudini di mercato.
  • Fase nel ciclo di vita aziendale: cioè valutare se l’impresa è una start-up, in espansione o ormai matura.

Come si calcola la mediana

Ecco come arrivare al multiplo giusto, passaggio dopo passaggio:

  1. Raccogli i multipli almeno di dieci aziende che rispondano bene ai criteri sopra.
  2. Scarta quelli fuori scala o negativi, giusto per non farti ingannare da dati strani o sbilanciati.
  3. Metti in ordine i multipli che restano e trova la mediana, ossia il valore in mezzo che meglio rappresenta il gruppo.
  4. Ricorda sempre di scrivere (anche solo per te!) come hai scelto il gruppo e le regole di calcolo, seguendo i principi PIV e gli standard IVSC.

Una volta trovata la mediana “pulita”, quella diventa la base per valutare l’azienda a cui sei interessato. Spiegare bene come hai scelto i comparabili e come hai fatto i calcoli non è solo una prova di trasparenza; è la chiave per rispettare le regole tecniche e rendere la tua valutazione affidabile agli occhi di chiunque.

Vuoi approfondire? Trovi altre informazioni sulle metodologie di valutazione e i criteri di selezione nei documenti PIV e negli standard IVSC.

Calcolo del multiplo EV/EBITDA: normalizzazioni e periodo di riferimento

Parliamo spesso di multipli EBITDA quando valutiamo un’azienda, giusto? La prima cosa da fare è sistemare l’EBITDA, cioè renderlo “normalizzato”. In pratica, togliamo tutto ciò che è straordinario o legato a decisioni personali dell’imprenditore. Così possiamo davvero confrontare aziende con conti diversi tra loro e non rischiamo che una spesa non ricorrente rovini – o gonfi – i numeri.

Poi arriva la scelta del periodo da analizzare. Possiamo prendere l’anno in corso, la media degli ultimi tre anni o fare una media tra l’attuale e il precedente. Questa decisione aiuta a smussare eventuali rialzi o cadute improvvise nei ricavi. Un esempio? Se l’ultimo trimestre è stato particolarmente forte, guardare solo all’anno in corso può far sembrare l’azienda più solida di quello che è normalmente.

Dopo aver sistemato l’EBITDA, è il turno del debito finanziario netto. Lo calcoliamo considerando tutto: leasing, altri finanziamenti, e anche l’effetto del capitale circolante operativo (cioè crediti, debiti e scorte). Alla fine, basta applicare il multiplo di settore sull’EBITDA normalizzato, togliere il debito finanziario netto, e abbiamo ottenuto l’Equity Value. Tutto questo serve per valutare la reale capacità dell’azienda di generare cassa, al netto delle situazioni particolari.

Proprio la scelta del periodo di riferimento è spesso il cuore del discorso. Se prendiamo solo un anno, rischiamo di vedere dei valori fuori scala. Se facciamo la media di tre anni, invece, attenuiamo i picchi. Spesso la soluzione migliore è una via di mezzo: mettere insieme l’anno corrente e quello precedente, così cogliamo il trend senza perdere di vista la sostanza. E attenti anche a quando fotografiamo il debito: se l’azienda è in un momento di picco stagionale, la valutazione può risultare distorta. Usare una media di più periodi ci dà uno specchio più fedele della situazione finanziaria.

Per rendere il calcolo davvero affidabile, ci sono alcune rettifiche da considerare ogni volta che normalizziamo l’EBITDA, soprattutto da costi straordinari. Ecco le principali:

  • Eliminare costi e ricavi che riguardano solo l’imprenditore o la sua famiglia.
  • Correggere stipendi o bonus che sono al di sopra dei livelli di mercato.
  • Sistemare affitti e canoni che non riflettono i prezzi reali di mercato.
  • Escludere spese di avvio o manutenzione straordinaria non ripetitive.
  • Togliere capitalizzazioni non appropriate di costi operativi ordinari.
  • Eliminare una tantum, tipo cause legali o ristrutturazioni.
  • Rivedere eventuali valutazioni eccessive (o troppo basse) di magazzino e crediti.

Una volta che l’EBITDA è normalizzato e il periodo scelto, il calcolo è semplice: EBITDA normalizzato × multiplo di mercato – debito finanziario netto = Equity Value. Non è sempre tutto lineare: scegliere se prendere il debito finanziario netto di un giorno preciso oppure una media può far variare di molto il valore ottenuto, specialmente se il capitale circolante varia tanto durante l’anno.

Ti sei mai chiesto quanto potrebbe cambiare la valutazione usando una media mobile invece di un dato puntuale? La risposta è: spesso, molto più di quanto si pensi. Ecco perché ogni passaggio, anche il più piccolo, conta per arrivare a una valutazione affidabile e difendibile.

Applicazione di multipli di ricavi e utili nella valutazione di servizi

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Allora, per stimare in fretta il valore di una società di servizi, ci fidiamo dei multipli di fatturato. L’EV/Sales (valore di impresa diviso ricavi) è diretto e chiaro. Ma quando entrate non ricorrenti pesano troppo, perde un po’ di affidabilità.

Poi guardiamo al P/E (prezzo/utili). Quel numero rivela il ritorno per gli azionisti. Funziona bene nei settori maturi. Però può nascondere spese non monetarie come ammortamenti. Se cerchi un’analisi più approfondita vedi la sezione sui multipli EV/Sales e P/E.

Multiplo Formula Contesti ideali Esempio numerico
EV/EBIT Valore di impresa ÷ EBIT (risultato operativo) Aziende con ammortamenti importanti €10 M ÷ €1,5 M = 6,7×

Quando i costi di ammortamento pesano sul conto economico, l’EV/EBIT diventa più preciso. L’EV/EBIT isola l’impatto delle spese non monetarie. È come un filtro che lascia passare solo il valore operativo. Immagina una società che usa macchinari con vita utile breve. In questo caso l’EBIT mostra il contributo reale del business senza l’interferenza degli ammortamenti elevati.

Fonti e benchmark per i multipli di mercato in servizi

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Quando si tratta di valutare i multipli di mercato nei servizi, conta partire dalle basi giuste. Ok, da dove? Noi cominciamo sempre dalle Market Multiples, cioè quei multipli ricavati dalle quotazioni ufficiali in borsa o dai principali database pubblici che raccolgono questi dati. In parallelo, ci sono i Deals Multiples: vengono fuori da vere operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) e spesso includono anche un prezzo extra pagato per ottenere il controllo dell’azienda. Mettere a confronto questi due “mondi” ti aiuta a trovare il giusto equilibrio tra trasparenza e dettagli concreti dei deal. Così riduci anche il rischio di scelte un po’ a caso o troppo soggettive.

Fonti gratuite

Hai voglia di uno sguardo iniziale senza spendere? Ecco alcuni strumenti che consigliamo spesso:

  • Registro camerale (AIDA), perfetto per controllare bilanci ufficiali e livello di indebitamento
  • I bilanci pubblicati direttamente sul sito del Registro delle Imprese
  • I portali dedicati delle Camere di Commercio locali, ideali per consultare sintesi rapide di indicatori economici
  • Dati sulle transazioni tra aziende raccolti da associazioni di categoria, utili soprattutto per realtà private

Queste fonti gratuite sono ottime per fare benchmarking fra società simili, specie quando parliamo di imprese piccole o medie. È vero, i dati sono meno “omogenei” rispetto a quelli raccolti da servizi a pagamento, ma ti permettono comunque di partire da numeri trasparenti e affidabili.

Fonti a pagamento

Se invece vuoi qualcosa di più approfondito e sempre aggiornato, qui entra in gioco il livello pro:

  • Bloomberg: qui trovi dataset globali sull’andamento dei multipli e notizie finanziarie sempre fresche
  • CapitalIQ: riconosciuto per i dettagli sulle transazioni M&A e i relativi multipli
  • Thomson Reuters: un must per report settoriali e analisi dettagliate fatte da società di consulenza finanziaria
  • Report di boutique advisory o banche d’affari specializzate, utilissimi quando vuoi mettere il focus sul segmento servizi

Questi strumenti professionali ti permettono di accedere ad analisi avanzate e a dati sulle transazioni tra privati spesso introvabili altrove. Così puoi contare su dati più “puliti,” riducendo distorsioni statistiche e migliorando la qualità di medie o mediane di riferimento.

Un consiglio pratico: per avere un benchmark veramente affidabile, confronta sempre almeno due fonti diverse. In questo modo ottieni una visione realistica dei multipli di mercato (Market Multiples) e anche di quelli relativi alle operazioni concluse (Deals Multiples). Risultato? Un dato di riferimento molto più solido per qualsiasi valutazione.

Limiti e adeguamenti speciali per aziende di servizi

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Parliamo spesso del metodo dei multipli perché è veloce e concreto. Però se ci guardiamo meglio, qualche difetto nel settore dei servizi salta subito fuori. Un esempio? Non tiene conto di quanto sono usurati (o nuovi) i beni che l’azienda usa ogni giorno. Puoi trovarti davanti due imprese con lo stesso EBITDA normalizzato (cioè il risultato operativo prima di interessi, tasse, ammortamenti e svalutazioni), ma una magari ha macchinari tirati a lucido, l’altra mezzi ormai al limite. Questo fa una differenza enorme per i soldi che andranno reinvestiti.

Un’altra cosa che manca: il metodo dei multipli ignora del tutto i costi del debito e le tasse. Così non si riesce a capire se un’azienda è sott’acqua a causa dei finanziamenti o se gode di qualche vantaggio fiscale importante. Senza parlare della tendenza, purtroppo troppo comune, di “gonfiare” la contabilità capitalizzando spese che poi non portano vera cassa: sulla carta l’impresa vale di più, ma nella realtà magari quei numeri sono solo fumo.

Allora come facciamo a renderlo più affidabile? Qui ci vuole qualche aggiustamento su misura. Il primo passo è sistemare il dato sulla liquidità, guardando al capitale circolante realmente a disposizione (cioè quello effettivamente necessario per l’operatività, non quello solo teorico). Poi dobbiamo tenere presente che una piccola azienda sopporta costi fissi più pesanti rispetto a una grande: quindi certe correzioni sono d’obbligo.

Non dimentichiamo il WACC (il tasso di sconto che sintetizza il costo medio del capitale): confrontarlo sia con i multipli, sia con il metodo del DCF (Discounted Cash Flow, cioè la valutazione basata sui flussi di cassa attesi) ci aiuta a regolare il valore finale rispetto al rischio d’impresa. E poi? Vale la pena stimare gli effetti delle possibili sinergie, soprattutto nei casi di acquisizione: unire i punti di forza tra imprese spesso equivale a tagliare costi o far salire i fatturati.

C’è un’altra arma preziosa a nostra disposizione: la scenario analysis. Studiare come cambiano i risultati in base a multipli diversi o a variazioni di parametri chiave ci offre una bussola per orientare meglio le scelte. Con strumenti come l’analisi di sensitività nella valutazione d’impresa, si simulano scenari di crescita o di crisi, testando ad esempio cosa succede se il multiplo EV/EBITDA (cioè il valore d’impresa rispetto al risultato operativo) sale o scende, oppure se il WACC si modifica. Così non ragioniamo più su un solo numero, ma su una vera e propria forchetta di valori. Ed è proprio in questo modo che possiamo capire fin dove un multiplo resta realistico e quando invece rischia di portarci fuori strada.

Alla fine, adottando questi accorgimenti, possiamo prendere decisioni con molta più consapevolezza e sicurezza. E questo, in un mercato che cambia ogni giorno, fa la differenza.

Considerazioni finali

Abbiamo esaminato i multipli finanziari chiave dalla scelta dei comparabili alla normalizzazione dell’EBITDA e all’applicazione di EV/Sales e P/E.

Abbiamo dettagliato i criteri e le formule per calcolare EV/EBITDA, valutare ricavi ricorrenti e discusso fonti di benchmark e adeguamenti per i servizi.

Con questo approccio pratico e concreto saprai come valutare un’azienda di servizi con i multipli e prendere decisioni più solide.

Così potrai affrontare ogni operazione finanziaria con sicurezza e slancio.

FAQ

Quali sono i multipli di valutazione aziendale?

I multipli di valutazione aziendale includono EV/EBITDA (Enterprise Value sul margine operativo), EV/Sales (Enterprise Value sul fatturato) e P/E (prezzo su utile netto).

Quali metodi si possono usare per valutare un’azienda?

I metodi di valutazione comprendono il metodo dei multipli, l’approccio dei flussi di cassa attualizzati (DCF) e il metodo patrimoniale basato sul valore di bilancio.

Come si applica il metodo dei multipli di mercato?

Il metodo dei multipli di mercato confronta multipli (EV/EBITDA, EV/Sales) di società comparabili per derivare un multiplo di riferimento da moltiplicare per indicatori chiave dell’azienda target.

Qual è la formula del metodo dei multipli?

La formula del metodo dei multipli è Multiplo di settore × indicatore finanziario (EBITDA o fatturato) meno PFN (Posizione Finanziaria Netta) per ottenere il valore dell’equity.

Quanto vale un’azienda in base all’EBITDA?

Il valore di un’azienda in base all’EBITDA si ottiene moltiplicando l’EBITDA normalizzato per il multiplo di settore, calcolato in base a comparabili omogenei.

Quali multipli si usano nelle transazioni M&A?

Nelle transazioni M&A si usano soprattutto i Deals Multiples, ovvero multipli basati su transazioni reali come EV/EBITDA e EV/Sales comprensivi di premi di controllo.

Puoi fornire un esempio pratico di metodo dei multipli per uno studio professionale?

Un esempio per uno studio legale: EBITDA normalizzato di 500.000 € × multiplo EV/EBITDA di 6× = Enterprise Value di 3 M€; meno PFN per ricavare il valore dell’equity.