Ti sei mai chiesto quanto valga davvero la tua azienda? A volte i metodi di valutazione somigliano a un cruciverba.
Nel mondo finanziario si usa spesso il DCF (Discounted Cash Flow. Ovvero flussi di cassa futuri scontati). È lo standard. Ma c’è un’alternativa più veloce. I multipli di mercato!
Funziona così. Prima scegli un gruppo di aziende simili alla tua. Poi calcoli due indicatori.
Il primo è EV/EBITDA (valore d’impresa diviso utile operativo). Il secondo è il rapporto P/E (prezzo su utile netto). Li applichi al tuo bilancio.
In pochi minuti ottieni un’equity value (valore della quota azionaria) chiaro e immediato. È come confrontare prezzi al supermercato per prodotti analoghi. Ricevi un secondo parere che conferma o rivede il tuo numero.
Pronto a provarci? In questo articolo ti guido passo dopo passo dall’individuazione del campione alla stima finale.
Ecco come rendiamo la valutazione davvero concreta.
Applicazione step-by-step dei multipli per la valutazione aziendale
Hai mai avuto bisogno di capire il reale valore di un’azienda, senza perderti tra formule complicate? Ecco un sistema pratico, in quattro mosse, per stimare in modo rapido e concreto il valore d’impresa usando i multipli di mercato, un metodo che funziona davvero bene come verifica rispetto al classico DCF (Discounted Cash Flow, cioè flussi di cassa attualizzati).
- Trova il campione giusto
Parti selezionando almeno dieci aziende che siano davvero simili per settore, dimensioni, rapporto tra debito e capitale proprio (Debt/Equity), e regime fiscale. Un consiglio da chi ci è già passato: più le attività e i mercati serviti sono omogenei, meno rischi di avere numeri distorti che ti mandano fuori strada. - Calcola i multipli chiave
Ora prendi due indicatori semplici ma preziosi: il multiplo EV/EBITDA (Enterprise Value, cioè il valore complessivo della società, diviso per l’EBITDA, ossia l’utile operativo prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamenti) e il multiplo P/E (capitalizzazione di mercato su utile netto). Uno ti dà la prospettiva lato azienda, l’altro lato soci, puoi considerarli come un doppio binocolo per incrociare i dati. - Applica la mediana del multiplo
Calcola la mediana dei multipli trovati (non la media: la mediana evita che un valore “pazzo” rovini tutto il calcolo), poi applicala all’EBITDA (o all’utile netto, in base al multiplo scelto) della tua azienda target. Ecco che ottieni una prima stima del valore d’impresa, ancora grezza ma utile, prima di sistemare gli aspetti finanziari. - Ottieni l’Equity Value
Manca l’ultimo tassello: togli la posizione finanziaria netta (in pratica: debiti meno liquidità) dal valore d’impresa appena calcolato. Così arrivi all’Equity Value, cioè quello che davvero rimane in mano agli azionisti. E puoi confrontare al volo i risultati lato capitale e lato azienda.
Questo metodo passo per passo, basato su dati comparabili di mercato, ti permette di stimare il valore d’impresa in poco tempo. Provalo quando vuoi un riscontro concreto e veloce: a volte, fa la differenza fra una valutazione che convince e una che lascia dubbi!
Definizione e calcolo dei principali multipli di mercato
Parliamo spesso di multipli di mercato quando vogliamo capire quanto vale davvero un’azienda. Iniziamo dall’EBITDA: altro non è che il margine operativo lordo, cioè i profitti prima di interessi, tasse, deprezzamenti e accantonamenti. Così possiamo vedere, senza filtri fiscali o finanziari, quanto è solida la base operativa di una società.
Uno dei multipli più usati? Il rapporto EV/EBITDA. Qui dividiamo l’Enterprise Value (cioè la somma di capitalizzazione di borsa più la posizione finanziaria netta – in pratica tutta la ricchezza dell’impresa, debiti compresi) per l’EBITDA appena spiegato. In questo modo, si valuta quante volte il mercato “paga” gli utili operativi di un’azienda.
C’è anche il multiplo P/E, quello prezzo/utili: basta dividere la capitalizzazione di mercato per l’utile netto dell’anno. Il risultato mostra quanto gli investitori sono disposti a investire per ogni euro di profitto generato. In pratica, se un’azienda ha un P/E alto, il mercato si aspetta grande crescita, oppure pensa che i suoi utili siano particolarmente “di qualità”.
Un altro multiplo importante è EV/Ricavi (EV/Sales): metti a confronto l’Enterprise Value con il totale del fatturato. È utile soprattutto per settori dove i margini sono bassi o in crescita. Infine, il rapporto prezzo/patrimonio (P/B) confronta la capitalizzazione di mercato con il patrimonio netto dell’azienda: interessante per capire quanto il mercato valorizza (o sottovaluta) gli attivi di bilancio.
Per avere un quadro davvero chiaro, conviene sempre guardare diversi multipli insieme. Ognuno racconta una parte diversa della storia: l’EV/EBITDA ci parla della capacità produttiva, il P/E del ritorno per gli azionisti, l’EV/Ricavi ci fa capire quante vendite servono per giustificare il valore d’impresa, mentre il P/B ci dà un’idea del valore “di libro”. Un nostro consiglio? Trovare almeno dieci aziende simili (i cosiddetti comparables), calcolare i multipli e poi lavorare sulla mediana per non farsi influenzare da casi fuori scala.
Nella pratica, circa il 95% dei multipli su EBITDA, utile operativo e flusso di cassa operativo rientra in una fascia abbastanza prevedibile: nei settori ciclici tendono verso il basso, mentre in quelli ad alta generazione di cassa salgono parecchio. Questi intervalli tipici sono il punto di partenza perfetto per stimare rapidamente un range realistico di valutazione, senza farsi sorprendere da numeri troppo estremi.
Selezione e preparazione del campione di società comparabili
Per costruire un panel omogeneo, ti servono almeno dieci società con caratteristiche simili. Parlo di attività, mercati, struttura del capitale, mix debito/equity, leva operativa e regime fiscale. Hai mai provato a mettere insieme aziende troppo diverse? È un caos, vero?
Quindi andiamo sui database giusti. Qui filtriamo per fatturato, margine EBITDA (utile prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento diviso fatturato) ed EV/EBITDA (valore d’impresa diviso margine EBITDA). È un po’ come scegliere i chicchi migliori per un caffè perfetto.
Database | Fonte | Criteri di selezione |
---|---|---|
Bloomberg | Dati finanziari e quotazioni | Fatturato €10–100 M; quartili EV/EBITDA |
Capital IQ | Comparables attivi | Leva finanziaria 1×–3×; aree UE |
Quotazioni di borsa | Prezzi azionari | Stesso settore e capitalizzazione simile |
Operazioni M&A | Prezzi di transazione | Dimensione del deal e area geografica |
Poi passiamo all’analisi avanzata. Integriamo i dati di private equity con i valori di mercato. Usiamo l’analisi dei quartili per scartare i multipli più lontani dal centro del campione. E se serve, facciamo una pulizia manuale degli outlier!
Ecco i passi fondamentali
- Incrociare fonti di private equity e database pubblici
- Calcolare primo e terzo quartile per eliminare i valori estremi
- Rimuovere manualmente gli outlier in base alla dispersione dei multipli
E il vostro campione sarà pronto per calcolare multipli affidabili con precisione.
Aggiustamenti contabili e normalizzazione dei multipli
Hai mai pensato a quanto possano influire certe voci “anomale” nei bilanci quando si valutano i multipli? In realtà, per ottenere una stima davvero affidabile, serve più di una semplice raccolta dati. Dobbiamo rimboccarci le maniche e fare una pulizia mirata su numeri e conti, così da lasciare solo ciò che racconta la reale capacità della tua azienda di generare valore.
Prima che tu calcoli multipli come EV/EBITDA (che indica il valore d’impresa sul margine operativo lordo) o P/E (prezzo su utile per azione), conviene dare uno sguardo critico all’EBITDA stesso. Cosa togliere? Noi partiamo da qui:
- Spese o entrate che riguardano direttamente l’imprenditore o la sua famiglia
- Compensi a membri della famiglia o all’imprenditore che non rispecchiano il mercato attuale
- Affitti pagati o riscossi per immobili riconducibili all’imprenditore, se i valori non sono allineati al mercato
- Costi di avvio, grandi manutenzioni o operazioni straordinarie registrati durante l’anno
- Spese correnti che sono state erroneamente capitalizzate
- Costi occasionali o “una tantum” (cioè, che capitano solo una volta)
- Rettifiche legate a magazzino o crediti dubbi
Tolta tutta questa “zavorra,” ottieni l’EBITDA adjusted, ossia il margine operativo lordo “ripulito” da tutte le voci non ricorrenti o eccezionali. In pratica, una fotografia molto più fedele di come gira davvero la tua azienda giorno dopo giorno.
E per quanto riguarda il free cash flow? Giusto una definizione rapida: il flusso di cassa libero corrisponde al tuo utile, a cui aggiungi gli ammortamenti e togli gli investimenti ricorrenti che sono necessari a mantenere l’attività produttiva su strada. È un po’ come calcolare quanti soldi restano davvero in mano dopo tutte le spese “fisse” per far andare avanti l’azienda.
Quando applichi multipli ai valori aggiustati, il risultato rispecchia meglio la capacità reale di generare cassa, quella su cui puoi contare anche domani. Così, la valutazione che esce fuori sarà molto più robusta e affidabile.
Tutto qui. Basta una revisione attenta, e il quadro diventa chiaro e trasparente. E tu puoi presentare la tua azienda con la certezza di numeri che parlano davvero la tua lingua.
Conversione dell’Enterprise Value in Equity Value con i multipli
Avete stimato l’Enterprise Value. Ora tocca all’Equity Value. Facile, vi basta tenere d’occhio quattro dettagli.
- Controllo della PFN. La posizione finanziaria netta (debiti finanziari meno liquidità) deve riferirsi esattamente alla stessa data dei multipli. In un deal, per esempio, ci è capitato che la PFN fosse aggiornata a tre mesi prima e abbiamo dovuto ricalcolare tutto.
- Premio di controllo. In M&A chi acquista paga un sovrapprezzo del 10–20% per ottenere la maggioranza. Noi abbiamo visto un equity value schizzare del 15% proprio per questo.
- Depurazione della PFN. Togliete debiti non operativi e liquidità in eccesso rispetto all’attività core. Una volta abbiamo eliminato 1 M€ legato a impianti dismessi.
- Effetto tassi e tasse. Quando confrontate multipli e DCF (discounted cash flow), ricordatevi che un rialzo di 0,5% nei tassi abbassa il valore DCF di circa il 7%.
Per un confronto dettagliato tra multipli e DCF, date un’occhiata a discounted cash flow aziendale come fare.
Limiti e best practice nell’utilizzo dei multipli di mercato
Parliamoci chiaro: usare i multipli di mercato per valutare un’azienda può essere complicato. Il primo scoglio? Trovare aziende paragonabili che davvero somigliano a quella che stai analizzando, per settore, dimensione e struttura fiscale. Nel mercato italiano, poi, la situazione si fa ancora più complessa. I dati ufficiali e quelli relativi alle operazioni di M&A spesso raccontano solo una parte della storia, proprio perché il mercato non è sempre trasparente o efficiente come ci piacerebbe.
Poi c’è la questione della stagionalità dei ricavi e delle fasi cicliche: due fattori che rischiano di “truccare” i valori emersi dai multipli. Insomma, non tutto quello che luccica è oro.
Gli errori più comuni quando si lavora con i multipli? Eccoli:
- Raffrontare aziende troppo diverse tra loro
- Utilizzare dati vecchi o incompleti
- Ignorare l’effetto di stagionalità o ciclicità su ricavi e profitti
- Applicare multipli “fuori scala” senza eliminare i valori anomali
Ok, passiamo a quello che funziona davvero. Ecco alcune buone pratiche che aiutano a ottenere stime più solide (e a dormire sonni tranquilli):
- Aggiornare regolarmente i multipli per riflettere i cambiamenti di mercato
- Fare analisi di sensitivity (ovvero testare diversi scenari per capire come cambia il valore stimato)
- Utilizzare insieme multipli basati su equity (capitale proprio) e multipli asset side (valore azienda comprensivo di debiti), così hai un doppio controllo
- Integrare indicatori specifici del settore, specie per aziende cicliche o in forte crescita
- Confrontare P/E (prezzo/utili) ed EV/EBITDA (valore d’impresa diviso margine operativo lordo), così bilanci profitti netti e struttura finanziaria
Un raffronto tra P/E e EV/EBITDA, per esempio, aiuta a cogliere se il valore dipende di più dai profitti netti oppure da come l’azienda gestisce il debito.
Vuoi capire come combinare l’approccio dei multipli con altri metodi di valutazione? Dai un’occhiata qui: valutazione d’impresa con metodi misti.
Così si costruisce una valutazione che regge anche nelle situazioni più complesse. Abbiamo visto aziende conquistare un miglior posizionamento proprio applicando questi accorgimenti, e in certe trattative quella differenza si sente davvero.
Esempi numerici e modello Excel per valutare con i multipli
Hai mai provato a calcolare i multipli come P/E o EV/EBITDA su un caso concreto? Facciamolo insieme, passo dopo passo, così che ogni imprenditore o investitore possa vedere come funziona davvero.
Immagina di avere tra le mani una società che vale 12 M€ in Borsa, con un utile netto di 1,2 M€. Se facciamo la divisione capitalizzazione/Utile Netto, ci viene fuori un rapporto P/E, ovvero prezzo su utile, di 10. In parole semplici? Il mercato sta pagando dieci volte per ogni euro di profitto generato ogni anno. Abbastanza diretto.
Ora guardiamo l’EV/EBITDA, che è solo un altro modo per valutare le aziende (EV è “Enterprise Value,” cioè valore complessivo incluso il debito ed esclusa la cassa; EBITDA sono i profitti prima di interessi, tasse, ammortamenti e svalutazioni). Diciamo che un’azienda ha 18 M€ di Enterprise Value e genera 3 M€ di EBITDA. Qui, il rapporto EV/EBITDA è 6. Che cosa significa? Se tra i concorrenti la media è 5, allora la nostra società probabilmente merita un multiplo più alto grazie a margini migliori o efficienze che altri non hanno.
Sai qual è il trucco per usare questi calcoli al meglio? Un modello Excel solido, pronto per essere aggiornato ogni volta che cambiano i dati. Ecco come dovrebbe essere organizzato un file Excel di valutazione, pensato per professionisti ma anche chi vuole capirci qualcosa in più:
Foglio/Sezione | Cosa contiene |
---|---|
Input comparables | Elenco di aziende simili, valori di EV, EBITDA, utile netto e note per “normalizzare” i numeri |
Calcolo multipli | Formule per EV/EBITDA e P/E subito pronte, con controlli base di coerenza |
Statistiche | Calcolo automatico di mediana e quartili, con filtri per eliminare dati strani o fuori scala |
Applicazione al target | Area dove inserisci EBITDA o utile netto della tua azienda, moltiplicato per la mediana ottenuta |
Posizione finanziaria netta | Somma debiti e sottrae la liquidità, andando a ricavare subito l’Equity Value finale |
Report finale | Riepilogo con grafici (anche a barre o boxplot) per visualizzare il confronto multipli tra il campione e il target |
Il bello di lavorare in Excel? Puoi letteralmente aggiornare tutto al volo: cambi i valori di base e in pochi secondi hai nuovi risultati sia per il P/E che per l’EV/EBITDA. Noi spesso condividiamo questi file finali con soci, advisor o banche quando si discute una valutazione. Così ognuno vede chiaramente come siamo arrivati a quel risultato.
E questa trasparenza, ti assicuro, fa tutta la differenza quando si tratta di fiducia e credibilità. Hai visto? Quando i numeri sono semplici ma ben presentati, prendere decisioni resta molto più facile.
Considerazioni finali
Applicando passo dopo passo i multipli di mercato, hai visto come definire i principali indicatori (EV/EBITDA, P/E), selezionare un campione omogeneo, normalizzare i dati e trasformare l’Enterprise Value in Equity Value. Ogni fase è essenziale per ottenere una stima chiara e affidabile.
Hai anche le best practice – aggiornare i multipli, analisi di sensitivity e controlli incrociati con il DCF – che uniscono velocità e precisione. L’esempio Excel ti guida da subito nel calcolo.
Ora hai tutti gli strumenti per capire come utilizzare i multipli per valutazione aziendale e condurre analisi solide e mirate. Buon lavoro!
FAQ
Quali sono i principali metodi di valutazione aziendale?
I principali metodi di valutazione aziendale includono il DCF (flussi di cassa scontati), i multipli di mercato comparabili, l’approccio basato sugli asset e le transazioni comparabili. Ciascun metodo offre prospettive differenti sul valore.
Quali sono i multipli di mercato usati per stimare il valore di un’azienda?
I multipli di mercato più diffusi sono EV/EBITDA (Enterprise Value su margine operativo lordo), P/E (prezzo/utili), EV/Sales (Enterprise Value su ricavi) e P/B (prezzo/patrimonio netto). Ogni multiplo riflette un aspetto diverso.
Come si applica il metodo dei multipli per stimare il valore di un’azienda?
Il metodo dei multipli si applica selezionando società comparabili, calcolando i multipli mediani, moltiplicandoli per l’indicatore target (EBITDA o ricavi) e aggiustando per la posizione finanziaria netta.
Qual è la formula del multiplo EV/EBITDA e come si calcola?
La formula del multiplo EV/EBITDA si calcola dividendo l’Enterprise Value (capitalizzazione più debito netto) per l’EBITDA adjusted (margine operativo lordo depurato da voci non ricorrenti).
Dove posso trovare i multipli di mercato per il settore di riferimento?
I multipli di mercato si reperiscono in banche dati finanziarie come Bloomberg o Capital IQ, nei report di analisti, nelle piattaforme di M&A e nei database di borsa per analisi settoriali.
In che modo i multipli si adattano alle operazioni di M&A?
Nei deal M&A i multipli includono tipicamente un premio di controllo (10-20%). Si applicano multipli EV/EBITDA o P/E delle transazioni comparabili al target, con adeguamenti per struttura finanziaria e premi specifici.
Come variano i multipli per settore e perché è importante considerarlo?
I multipli variano per settore in funzione della crescita, della redditività e della ciclicità. Ad esempio, il settore tech registra EV/EBITDA più alti rispetto all’industria tradizionale, riflettendo aspettative di crescita superiori.