Hai mai notato che un terzo delle operazioni M&A (fusioni e acquisizioni) non raggiunge le aspettative per errori di valutazione?
E’ tutt’altro che un dettaglio.

Quando usiamo un solo approccio, perdiamo pezzi del valore reale di un’azienda. Un metodo da solo non cattura né il patrimonio né i flussi di reddito previsti. I metodi misti, invece, uniscono patrimonio e reddito atteso in un calcolo unico. È come assemblare le tessere di un puzzle.

In questo articolo ti mostro passo dopo passo come applicare il goodwill by excess earnings (calcolo dell’avviamento basato sui redditi extra rispetto alla normale redditività) per ottenere stime più realistiche e persuasive.

Pronto a trasformare i numeri in vere storie di crescita?

Principi fondamentali per la valutazione d’impresa con metodi misti

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Hai mai sentito parlare del “goodwill by excess earnings”? In pratica, questo metodo misto combina il valore degli asset dell’azienda con il suo potenziale di reddito, offrendo una fotografia più completa di quanto possa valere davvero un’impresa.

Mettiamola così: il valore totale si calcola partendo dal patrimonio netto rettificato (K’) e aggiungendo il valore attuale degli “extra” guadagni previsti anno per anno. Quindi la formula, semplificata, è:

Valore = K’ + Σ[(R – Ke × K’) / (1 + Ke)^t] per t = 1…n

Vediamo insieme cosa significa tutto questo, passo dopo passo.

K’ è il patrimonio netto rettificato. Detto in parole semplici: fai la somma di tutte le immobilizzazioni (come macchinari e immobili), il capitale circolante, la liquidità e i crediti, poi togli le passività dopo averle corrette ai valori di mercato. È una fotografia aggiornata del reale valore delle risorse aziendali. Vuoi un approfondimento sui dettagli contabili? Dai un’occhiata a questo articolo sulla valutazione d’impresa con metodo patrimoniale.

R rappresenta il reddito medio futuro che l’azienda si aspetta di generare ogni anno (insomma: il profitto annuale previsto). Questo valore si ottiene combinando i dati storici e il business plan, e riflette tanto la situazione attuale quanto le ambizioni di crescita o nuovi investimenti. Per entrare nel vivo della capitalizzazione dei flussi di cassa, ti consiglio questa guida sulla valutazione d’impresa con metodo reddituale.

Ke è il costo del capitale proprio, cioè il “prezzo” che gli investitori si aspettano per rischiare il loro denaro. Si stima usando il modello CAPM, così:

Ke = rf + β × (rm – rf)

Tradotto in modo pratico: rf è il rendimento di un BTP a 10 anni (un titolo di Stato italiano, quindi il riferimento a “zero rischio”), (rm – rf) è il premio richiesto per investire in azioni invece che in obbligazioni sicure, e β misura quanto l’azienda “segue” o si discosta dal mercato in termini di rischio.

Ma la domanda fondamentale è: perché scegliere questo approccio misto? Unisce il meglio dei due mondi: da una parte la solidità degli asset tangibili e dall’altra la capacità di generare reddito – cioè il vero “avviamento” o goodwill. Se il profitto atteso (R) supera il rendimento minimo richiesto dagli investitori (Ke × K’), l’azienda è in grado di creare valore aggiuntivo; se invece resta sotto questa soglia, il goodwill può persino essere negativo.

Attenzione però: il punto debole del modello sta tutto nell’affidabilità delle previsioni e nella precisione con cui si stimano i tassi da usare per attualizzare i flussi futuri. Un errore qui, ed è facile sopravvalutare o sottostimare l’azienda.

In sintesi, questo metodo aiuta imprenditori e investitori a ottenere una valutazione concreta ma al tempo stesso dinamica dell’impresa, una base solida per prendere decisioni di crescita, acquisizione o cessione. E se ti chiedi se davvero serva questo livello di dettaglio per la tua impresa, la risposta è: meglio una valutazione ben fatta che accorgersi più tardi di aver perso valore per strada!

Componenti chiave della valutazione d’impresa con metodi misti

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Ora esploriamo le formule di capitalizzazione basate sui flussi di cassa.

Formula della rendita temporanea

Immagina un flusso di 2 M€ all’anno per 5 anni. Con un Ke (costo del capitale proprio) del 10% il calcolo è:
W = 2 M × [1 – (1 + 0,10)^–5] / 0,10
Proprio così, il valore attuale è circa 7,58 M€.

Formula della rendita perpetua

Supponiamo un flusso costante R di 3 Mio € e un Ke al 12 %. Allora W = 3 M / 0,12.
Il risultato finale è 25 M€.

Multipli di mercato e benchmarking

Usiamo i multipli per confrontare aziende simili. Ecco i più frequenti:

  • EV/EBITDA (enterprise value diviso per utile prima di interessi, tasse e ammortamenti): un valore di 8× significa che l’impresa vale otto volte l’EBITDA previsto.
  • P/E (prezzo per azione diviso utile per azione): se il prezzo è 30 € e l’utile per azione è 2 €, otteniamo un P/E di 15×.
  • EV/Sales (enterprise value diviso ricavi): un multiplo di 1,2× indica che il valore d’impresa è 1,2 volte i ricavi.
  • EVA (Economic Value Added, valore economico aggiunto): un EVA di 5 M€ significa che l’utile operativo supera il costo del capitale di quel importo.
Multiplo Valore medio settoriale
EV/EBITDA
P/E 14×
EV/Sales 1,5×

Per le PMI italiane la sfida principale è trovare comparabili affidabili. E calcolare un β (beta) attendibile resta complesso a causa della scarsa liquidità dei titoli e del numero limitato di operazioni simili.

Workflow operativo per la valutazione d’impresa con metodi misti

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Hai mai dovuto valutare un’azienda e ti sei chiesto da dove partire? Ecco il nostro percorso, passo dopo passo, per arrivare a una stima solida, usando tecniche miste e un approccio pratico.
Ogni fase mette insieme il nostro occhio attento ai dettagli e la voglia di collaborare davvero con chi ci affida la propria azienda.

  • Passaggio 1: Raccolta e revisione dei documenti chiave
    Iniziamo sempre dalle basi: bilanci, contratti e fatture. Li analizziamo uno per uno e tracciamo un inventario chiaro di ciò che l’azienda possiede e deve. Usiamo una scorecard semplice sui numeri per capire subito dove i rischi potrebbero nascondersi e quali punti di forza spiccano.
  • Passaggio 2: Correzioni e aggiornamenti sui numeri
    Poi entriamo nel vivo: aggiorniamo il valore degli asset principali, facciamo pulizia sui crediti non proprio sicuri e adeguiamo le voci ai valori reali di mercato. Se troviamo situazioni straordinarie (quelle una tantum), le segnaliamo senza lasciare nulla al caso.
  • Passaggio 3: Costruzione di un piano industriale su misura
    Creiamo insieme al management una pianificazione chiara. Usiamo scenari realistici su ricavi, costi, investimenti e le variazioni del capitale circolante netto. Facciamo anche uno stress test: meglio anticipare gli imprevisti che subirli!
  • Passaggio 4: Definizione di rendimento medio e costo del capitale proprio
    Ecco dove si entra un po’ più nel tecnico. Stimiamo il reddito prospettico e calcoliamo il costo del capitale proprio (Ke), usando il CAPM (Capital Asset Pricing Model – ovvero il metodo che considera rischio di mercato e premio atteso; specifichiamo beta e premio di mercato, tutto spiegato in modo semplice). Per non lasciare nulla al caso, analizziamo come cambiano i risultati se variamo questi parametri.
  • Passaggio 5: Attualizzazione dei flussi extra-reddito
    Applichiamo la formula mista, combinando dati interni ed esterni (la cosiddetta data triangulation), e testiamo ogni ipotesi sugli utili che superano il normale su diversi anni. L’obiettivo? Validare quanto valgono per davvero questi “extra”.
  • Passaggio 6: Confronto con i multipli di mercato
    Cerchiamo i giusti paragoni: vediamo a che multipli (EV/EBITDA, P/E, EV/Sales) sono valutate aziende simili. Facciamo una due diligence finanziaria vera, non solo di facciata, così scegliamo i confronti più affidabili per la tua situazione.
  • Passaggio 7: Uniamo tutto e tiriamo le conclusioni
    Mettiamo insieme tutti i numeri e le evidenze raccolte. Analizziamo i benefici e i costi delle diverse opzioni e ti proponiamo una strategia di gestione del rischio cucita su misura.
    Così arriviamo a una stima finale che ha senso, è difendibile e – diciamolo – ti lascia dormire sonni tranquilli.

Vuoi approfondire qualche passaggio o vedere come lo abbiamo applicato a casi reali? Scrivici quando vuoi: lavoriamo fianco a fianco per arrivare al valore giusto, non approssimativo.

Formule e parametri essenziali della valutazione d’impresa con metodi misti

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Hai mai pensato a come connettere il valore degli asset rettificati con i flussi di cassa futuri e il costo del capitale?
Andiamo al sodo. Il metodo misto ti offre il set di formule essenziali. Trovi tutto nel riepilogo qui sotto.

Parametro Formula Descrizione
K’ vedi la sezione Principi fondamentali vedi la sezione Principi fondamentali
R vedi la sezione Principi fondamentali vedi la sezione Principi fondamentali
Ke vedi la sezione Principi fondamentali vedi la sezione Principi fondamentali
Valore misto (V) vedi la sezione Principi fondamentali vedi la sezione Principi fondamentali
FCFF
(Free Cash Flow to Firm)
NOPAT + ammortamenti ± Δ capitale circolante netto – Capex Flusso di cassa libero dopo le operazioni e gli investimenti, disponibile per tutti i finanziatori.
WACC
(Weighted Average Cost of Capital)
We × Ke + Wd × Kd × (1 – t) Costo medio ponderato del capitale. Unisce equity e debito al netto delle imposte.

Vantaggi e limiti della valutazione d’impresa con metodi misti

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Ti sei mai chiesto come ottenere una visione davvero completa sul valore di un’impresa? I metodi misti ci aiutano proprio qui: combinano l’analisi del patrimonio rettificato (cioè la revisione dei beni e delle passività, aggiornati e realistici) con una valutazione delle potenzialità di reddito. In pratica, incrociamo quello che c’è oggi con quello che prevediamo per domani. Così costruiamo un quadro che riflette la realtà aziendale, ma anche le sue prospettive future.

Questo approccio aiuta molto, ad esempio, quando vogliamo capire la solvibilità (cioè la capacità di coprire i debiti con i flussi di cassa generati). E non ci fermiamo qui: una buona valutazione dei rischi interni (il cosiddetto “risk assessment”) ci fa vedere subito dove possono esserci problemi operativi, così possiamo regolare meglio anche l’analisi della leva finanziaria (cioè quanto l’azienda usa debito per finanziare la crescita). Fare stress test sui flussi di cassa, simulando situazioni di crisi, diventa più efficace: possiamo pianificare il debito senza farci trovare impreparati. Un consiglio che nasce dall’esperienza: rivedere periodicamente tutte le ipotesi su cui si basa la valutazione, proprio per tenere sotto controllo la soggettività e rafforzare la credibilità delle nostre stime.

Ecco quali sono i vantaggi principali di questo tipo di valutazione:

  • Ti permette di conoscere sia il valore reale dei beni che la capacità dell’azienda di generare profitti nel tempo.
  • Misura in modo preciso l’avviamento (“goodwill”), sia positivo che negativo.
  • Aiuta a prendere decisioni sul finanziamento, grazie a un’analisi della leva finanziaria su misura.
  • Si adatta facilmente ai cambiamenti del mercato.

Ma, attenzione anche ai limiti:

  • Dipende parecchio da come vengono fatte le rettifiche di bilancio, che possono essere soggettive.
  • Le previsioni sui ricavi e sui tassi di sconto sono sempre una sfida, con margini di incertezza.
  • Gestire questo metodo richiede più tempo e risorse rispetto a quelli più semplici.
  • Spesso la comparazione internazionale è difficile, perché i criteri possono cambiare da paese a paese.

Ti lasciamo con una buona pratica: integra sempre i risultati dei metodi misti con quelli dei multipli di mercato. Così puoi aggiustare le tue ipotesi e ridurre i rischi operativi, restando sempre pronto a correggere la rotta se serve.

Esempio pratico di valutazione d’impresa con metodi misti

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Immagina una piccola o media impresa nel settore manifatturiero. Dopo aver rivisto i conti, il suo patrimonio netto “rettificato” (K’) è pari a 1,2 M€. Le immobilizzazioni raggiungono quota 800.000 €, mentre il capitale circolante – inclusi crediti, magazzino e debiti a breve, cioè tutto il “net working capital” – ammonta a 600.000 €. Le passività, una volta aggiustate, sono di 200.000 €.

Abbiamo stimato che, nei prossimi anni, l’azienda può generare un reddito medio annuo (R) di 200.000 €. In pratica, parliamo di un EBITDA “rettificato”, ossia il margine operativo lordo che tiene già conto di scostamenti normali nel capitale circolante, pari a circa il 25% dei ricavi attesi.

Per stimare il costo del capitale proprio (“Ke”), usiamo il modello CAPM: tasso risk-free, ovvero rendimento privo di rischio, fissato al 3%; poi applicheremo un parametro β di 1,1, che misura la rischiosità rispetto al mercato, moltiplicato per un premio rischio del 6%. Facendo i calcoli rapidamente, il Ke risulta del 9,6%. Questo è il rendimento minimo che serve a coprire il rischio per chi investe capitale proprio.

Ora concentriamoci sul goodwill, cioè quel valore aggiuntivo che va oltre gli asset materiali. Come si calcola? Aggreghiamo i cosiddetti “redditi in eccesso”, quelli che restano dopo aver remunerato adeguatamente il capitale investito (cioè R – Ke × K’): 200.000 € meno 0,096 × 1,2 M€, che fa circa 84.800 € all’anno. Scontiamo questa cifra al 9,6% su 5 anni, e otteniamo un valore attuale intorno a 320.000 €.

Alla fine, il valore dell’impresa con il metodo misto sarà dato dalla somma di patrimonio rettificato e goodwill:
1,2 M€ (K’) più 320.000 € (goodwill), cioè 1,52 M€ in tutto.

In breve, questo esempio rende chiaro come mettere insieme il valore degli asset, la redditività attesa e il costo-opportunità del capitale sia il modo giusto per stimare il valore reale di una società. Non solo teoria: questi metodi aiutano davvero imprenditori e investitori a capire quanto vale, oggi, il loro progetto.

Strumenti e software per la valutazione d’impresa con metodi misti

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Hai mai riflettuto su quanto possa essere più semplice valutare un’azienda usando gli strumenti giusti? In effetti, con il mix adatto di risorse digitali e qualche template ben fatto, puoi unire dati concreti, previsioni sensate e, perché no, dare anche una marcia in più alla sostenibilità della tua impresa. Ti mostro quali sono i tool su cui puntiamo di solito insieme ai nostri clienti:

  • Excel
    Fidati, Excel rimane il punto di partenza ideale. Bastano alcuni modelli personalizzati per calcolare parametri fondamentali come K’, R, Ke e per attualizzare i flussi futuri (ossia, riportare a oggi i valori che l’azienda genererà in futuro). Ti aiuta a preparare rapide simulazioni dei bilanci e delle performance, prima magari di passare a soluzioni più complesse.
  • Software dedicati
    Ci sono piattaforme pensate apposta per chi vuole andare oltre. Valutico è perfetto per calcolare il metodo DCF (Discounted Cash Flow, cioè il valore attualizzato dei flussi di cassa) o usare i multipli di mercato. PitchBook e Bloomberg Terminal invece sono strumenti per chi vuole fare paragoni precisi con aziende simili, grazie a dati aggiornati e confronti affidabili di settore.
  • Piattaforme analitiche
    Vuoi testare più scenari o fare analisi di rischio? Qui entrano in gioco soluzioni per simulazioni tipo Monte Carlo, pianificazioni di scenario e scorecard di bilancio. Si integrano con sistemi di risk management (gestione dei rischi) e triangolazione dei dati: così validi ogni ipotesi sulla redditività e la solidità dell’azienda.
  • Template pratici
    Un’altra risorsa che non manca mai: checklist di due diligence finanziaria, questionari manageriali e report di sensitivity analysis (cioè quanto cambiano i risultati se cambiano le ipotesi di base). Sono strumenti concreti che ti aiutano a rendere ogni step della valutazione più rigoroso e a dare sicurezza ai vari interlocutori.

Insomma, la combinazione di questi strumenti – dai fogli Excel ai software avanzati fino ai template efficaci – ti permette di integrare patrimonio, prospettive di redditività e sostenibilità in un’unica logica chiara. Così puoi mostrare davvero quanto vale un’impresa.

Considerazioni finali

Mettiamo a fuoco i passaggi fondamentali: dai principi di base (integrazione di patrimonio rettificato e reddito prospettico), ai componenti chiave (metodo patrimoniale, redditi, multipli), fino al workflow operativo con le sue fasi dettagliate.

Abbiamo poi esplorato formule essenziali e un case study concreto che ha mostrato come calcolare K’, R e V finale, per passare agli strumenti più utili: modelli Excel, Valutico e simili.

Con questo approccio, la vostra azienda potrà contare su basi solide per una valutazione d’impresa con metodi misti e guardare con fiducia alle prossime fasi di crescita.

FAQ

Qual è la formula base del metodo misto patrimoniale-reddituale e come funziona?

La formula base del metodo misto patrimoniale-reddituale calcola il valore V come somma di K’ (patrimonio netto rettificato) e dell’attualizzazione degli eccessi di reddito: V = K’ + Σ[(R – Ke × K’) / (1 + Ke)^t].

Quali sono i principali metodi misti per la valutazione d’azienda?

I metodi misti combinano l’approccio patrimoniale (K’ rettificato), quello reddituale (capitalizzazione dei flussi) e, talvolta, multipli di mercato (EV/EBITDA, P/E) per ottenere una stima bilanciata.

Che cos’è il metodo UEC?

Il metodo UEC (Unlevered Economic Cash flow) stima il valore aziendale attualizzando i flussi di cassa operativi al lordo degli oneri finanziari, isolando la redditività core indipendente dalla struttura del debito.

Come si valuta un’azienda con il metodo reddituale?

La valutazione col metodo reddituale capitalizza i flussi di cassa o l’utile medio prospettico (R), dividendo per il costo del capitale (Ke): W = R/Ke o W = R × [1 – (1 + Ke)^–n] / Ke.

Qual è il metodo di valutazione economica più diffuso?

Il metodo economico più diffuso è il DCF (Discounted Cash Flow), che attualizza i flussi di cassa futuri per stimare il valore aziendale, grazie a rigore quantitativo e flessibilità nelle proiezioni.

Puoi fare un esempio pratico di valutazione d’impresa?

Un esempio: K’ = 1,2 M€, R = 200 k€/anno, Ke = 9,6%. L’attualizzazione degli eccessi di reddito genera un goodwill di ~320 k€ e un valore finale di circa 1,52 M€.

Come funziona il metodo patrimoniale?

Il metodo patrimoniale rettifica attivi e passivi per ottenere K’: somma di immobilizzazioni, circolante e liquidità meno passività rettificate, offrendo una valutazione oggettiva ma statica.

In cosa consiste il metodo misto con stima autonoma dell’avviamento?

Il metodo misto con stima autonoma dell’avviamento combina K’ con un valore attribuito all’avviamento calcolato indipendentemente, basato su analisi di brand, clientela e potenziale di mercato.