Gli utili di un’azienda sono sempre solidi, oppure possono nascondere sorprese? In effetti, quel rimbalzo di utili può sparire se dietro ci sono componenti una tantum.

Nella due diligence finanziaria (analisi approfondita dei conti prima della chiusura) usiamo la qualità degli utili come radar anti-sorpresa. Per farlo, bisogna distinguere i ricavi abituali dai componenti straordinari. Solo così eviti sorprese dopo la chiusura.

Per scoprire il potenziale duraturo dell’azienda, scindiamo le voci ricorrenti da quelle occasionali. È un po’ come separare il grano dalla pula. Analizziamo ogni voce di fatturato per capire cosa resterà negli anni.

In questo articolo ti guidiamo passo dopo passo con modelli operativi e strumenti pratici. Imparerai a leggere i dati con occhi nuovi.
Capirai come misurare la sostenibilità dei risultati in modo chiaro. E potrai prendere decisioni di investimento con più convinzione.

Così avrai sempre il vero valore dell’azienda a portata di mano.

Principi chiave per la valutazione della qualità degli utili

La qualità degli utili è, in parole semplici, la capacità di un’azienda di generare risultati solidi e ripetibili nel tempo. È questo il segreto della vera sostenibilità.

Quando eseguiamo la due diligence finanziaria, puntiamo a distinguere cosa c’è di ricorrente e affidabile nei numeri e cosa invece appartiene a eventi straordinari o una tantum. Questi dettagli fanno una grande differenza. Se vuoi approfondire con strumenti pratici e modelli operativi, dai un’occhiata al nostro articolo sugli strumenti di analisi finanziaria per la due diligence.

Nel concreto, separare ricavi e costi abituali da quelli non ricorrenti ci permette di disegnare una fotografia reale della redditività aziendale. Questo supporta davvero la stima della qualità degli utili e aiuta investitori e imprenditori a prendere decisioni solide.

Nelle prossime sezioni tocchiamo cinque punti fondamentali:

  1. Un percorso guidato, passo dopo passo, per analizzare la qualità degli utili durante la due diligence
  2. Le tecniche migliori per normalizzare i dati e rilevare aggiustamenti sugli utili
  3. L’utilizzo di indici come lo Sloan ratio (che misura il rapporto fra utili e flussi di cassa) e altri indicatori chiave
  4. L’analisi dei flussi di cassa operativi e la reale sostenibilità degli utili nel tempo
  5. Una checklist di segnali d’allarme da tenere d’occhio quando si valuta la qualità degli utili

Ogni punto serve per capire meglio cosa c’è dietro ai numeri e mettere in luce le vere potenzialità (o i rischi nascosti) di un business. Siamo qui per aiutarti a costruire basi solide e a riconoscere subito quello che crea valore nel lungo periodo.

Approccio step-by-step nel processo di due diligence degli utili

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Quando ci occupiamo di due diligence finanziaria, preferiamo suddividere il lavoro in passaggi concreti e condivisi. Così teniamo tutto sotto controllo e possiamo mettere davvero a fuoco gli aspetti che contano di più, come la valutazione dei ricavi ricorrenti e la verifica dell’EBITDA ricorrente (cioè il margine operativo normale, escludendo eventi una tantum).

Distinguiamo sempre tra flussi stabili e quelli più saltuari: è fondamentale per capire il vero potenziale dell’azienda e non farsi ingannare da numeri gonfiati da eventi eccezionali.

Ecco come procediamo, passo dopo passo:

  1. Raccogliamo e controlliamo tutti i dati contabili e i piani previsionali. Sembra banale, ma qui ogni dettaglio conta.
  2. Separiamo i ricavi ricorrenti da quelli occasionali. Solo così possiamo stimare quanto realmente l’attività produce in modo costante.
  3. Verifichiamo l’EBITDA ricorrente (margine operativo reale), facendo il confronto incrociato con i flussi di cassa operativi. In pratica, controlliamo se i profitti su carta sono accompagnati da vero denaro in cassa.
  4. Passiamo in rassegna gli accrual (ossia gli stanziamenti futuri già conteggiati) e le politiche di accantonamento. Così capiamo se ci sono fondi bloccati o possibili rimborsi in vista.
  5. Teniamo d’occhio i costi straordinari e gli aggiustamenti una tantum, per mettere in luce solo le voci davvero ricorrenti. Un po’ come togliere la polvere dal bilancio.
  6. Confrontiamo i risultati ottenuti con i benchmark di settore (cioè aziende simili). Se vediamo grossi scostamenti nei margini, li analizziamo subito per scoprire opportunità o rischi nascosti.
  7. Analizziamo il cash conversion cycle (quanto tempo l’azienda mette a trasformare le vendite in liquidità) e la sostenibilità dei guadagni. Questo ci aiuta a capire se servirà altra cassa o se il ciclo è già virtuoso.

Torniamo un attimo su un punto: la verifica dell’EBITDA ricorrente può davvero cambiare la prospettiva sulla redditività. Da tutto questo lavoro emerge un quadro chiaro sia dei punti forti che delle eventuali criticità, basato su numeri ricorrenti e reali. Ecco perché investire tempo nella due diligence finanziaria fatta bene ti dà sicurezza nelle decisioni e nella visione d’impresa.

Tecniche di normalizzazione e rettifiche per gli utili

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Hai mai sentito parlare di utili “normalizzati”? Si tratta, in pratica, di tagliare fuori tutti quegli elementi che non fanno davvero parte della gestione ordinaria: eventi eccezionali, costi una tantum, bonus non previsti o movimenti contabili che non toccano la cassa, come rivalutazioni o accantonamenti tecnici. Così possiamo capire quali profitti sono davvero sostenibili, lasciando da parte tutto quello che distorce i risultati reali dell’azienda.

E quando parliamo di rettifiche, gli impairment test sono il nostro punto di riferimento per analizzare eventuali svalutazioni di attività. In concreto, confrontiamo il valore che trovi a bilancio con il più alto tra fair value (quanto vale secondo il mercato) e value in use (il valore attuale dei flussi futuri previsti, meno le spese di vendita). Se il valore a bilancio supera questa soglia, va riconosciuta una perdita; se invece resta sotto, nessuna rettifica è richiesta. Detto in modo semplice: questi controlli servono a mantenere le voci di bilancio allineate ai reali benefici economici che possono generare in futuro.

Un altro aspetto importante? La coerenza dei criteri che ti guidano nel tempo. Diamo sempre un’occhiata a come vengono gestiti ammortamenti, capitalizzazioni e accantonamenti, per evitare sorprese sgradite nelle analisi e mantenere il confronto tra i periodi davvero attendibile. Ecco una lista rapida dei principali checkpoint:

  • controllo sugli ammortamenti di immobilizzazioni materiali e immateriali
  • verifica della coerenza su come vengono capitalizzati i costi di sviluppo
  • controllo dell’adeguatezza degli accantonamenti a fondi di rischio

Se vuoi vedere come questi aggiustamenti si incrociano con le variazioni nel capitale circolante, qui trovi una guida utile: Valutazione del capitale circolante nella due diligence finanziaria.

Area di analisi Cosa verifichiamo Perché è importante
Componenti straordinarie Esclusione da utili normalizzati Evitiamo distorsioni e analizziamo la reale capacità reddituale
Svalutazioni/Impairment Confronto tra valori contabili, mercato e scenario futuro Teniamo il bilancio allineato alle reali prospettive economiche
Coerenza criteri storici Controllo di ammortamenti, capitalizzazione, accantonamenti Assicuriamo un confronto attendibile tra gli anni

Ecco fatto: filtrando i numeri con questi criteri hai una fotografia affidabile del business, pronta per ragionare davvero su crescita e valore.

Sloan ratio e indicatori per misurare la qualità degli utili

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Parliamo di Sloan ratio. È uno strumento pratico per capire al volo se l’utile di bilancio rispecchia davvero il denaro che entra in azienda. Disegna una linea chiara tra ciò che è scritto nei conti e la cassa vera. Come si calcola? Prendi l’utile netto, sottrai il cash flow operativo e il cash flow da investimenti, poi dividi tutto per le attività totali.

Ecco una guida semplice per interpretare i numeri:

  • Se il risultato si muove tra –10% e +10%, ci sono ottimi segnali: gli utili sono concreti, costruiti su basi solide.
  • Tra –25% e –10% o tra +10% e +25%? Qui la situazione si fa meno chiara. Ci possono essere aggiustamenti o movimenti nei fondi di rischio che meritano attenzione.
  • Se la cifra supera il 25% (in positivo o negativo) per più trimestri, potresti trovarti davanti a utili “truccati” o a una gestione finanziaria piuttosto spinta.

Il bello è che il Sloan ratio si usa bene insieme a indicatori come M-score e Z-score (ottimi per scovare manipolazioni a bilancio). E guardare cosa fanno i concorrenti aiuta sempre: così capisci se la tua azienda sta seguendo la prassi di settore o è un’eccezione.

Non dimentichiamo i classici: il ROI adjusted mette sotto la lente il rendimento reale dei flussi di cassa, mentre il cash conversion cycle ti dice quanto velocemente le vendite si trasformano in liquidità. Un esempio? Una media di incasso veloce è spesso il segno che l’azienda sa davvero fare impresa.

Usando questi indicatori in squadra, puoi valutare la qualità degli utili con più sicurezza. Noi li usiamo spesso per aiutare gli investitori a prendere decisioni senza brutte sorprese. Una “cassetta degli attrezzi” come questa riduce il rischio e sostiene scelte più informate.

Analisi dei flussi di cassa operativi e sostenibilità degli utili

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Quando analizziamo i flussi di cassa operativi, guardiamo subito a una cosa: quanto l’EBITDA (ossia il margine operativo lordo, cioè i guadagni prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento) si traduca davvero in liquidità. In pratica, mettiamo a confronto l’EBITDA con le variazioni del capitale circolante netto e le spese per investimenti (CAPEX). Da qui calcoliamo il free cash flow, cioè la liquidità reale che puoi usare per investire, ripagare i debiti o magari distribuire dividendi. Insomma, ci interessa quanto profitto “di carta” si trasforma in euro sonanti in cassa.

Hai mai monitorato questi flussi ogni mese o ogni trimestre? Il motivo è semplice: possiamo individuare subito se la gestione della cassa è fluida oppure se ci sono nodi da sciogliere. Analizziamo tempistiche di incasso dai clienti, quanti prodotti abbiamo in magazzino e con che termini paghiamo i fornitori. Se notiamo che la produzione o gli acquisti stanno mangiando troppo capitale, ce ne accorgiamo a colpo d’occhio confrontando questi dati col budget operativo. Così eviti brutte sorprese e prendi decisioni più sulla base di dati reali.

Alla fine di questo percorso, ci ritroviamo con il free cash flow netto. Questo numero ci dice quanto l’azienda è sostenibile, perché fotografa la capacità vera di generare liquidità nel tempo. Leggendo questi dati insieme all’analisi delle performance “normali” (cioè escludendo bonus una tantum o risultati straordinari), separiamo la crescita vera dalla fortuna momentanea. Paragonando poi i flussi degli anni passati, capiamo anche se le scelte di costo e gestione magazzino stanno funzionando. Se il free cash flow resta stabile, allora puoi fidarti che i tuoi utili sono davvero solidi.

Un’altra cosa a cui guardiamo è come cambiano le oscillazioni nel capitale circolante netto (Net Working Capital o NWC, cioè la differenza tra attivi e passivi correnti, che influenza la disponibilità immediata di cassa). Se il NWC sale all’improvviso, forse servono più soldi in cassa; se invece scende di botto, magari stiamo tirando troppo la corda. Teniamo d’occhio sia il NWC che i flussi operativi per capire dove intervenire: a volte basta rivedere le condizioni di pagamento, altre volte serve una strategia sugli investimenti. Il bello? L’azienda diventa più resiliente e pronta a crescere senza intoppi, anche nei momenti di stress.

Checklist di segnali di allerta nella due diligence della qualità degli utili

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Quando affrontiamo una due diligence finanziaria, ci rimbocchiamo le maniche e scrutiniamo ogni voce fuori dall’ordinario. Analizziamo i ricavi “una tantum” (quelli che si presentano solo una volta) e verifichiamo i costi straordinari. Il motivo? Sono spesso la chiave per capire se l’utile che vediamo è davvero solido oppure nasconde qualche trappola.

Ti mostro subito gli indizi principali su cui puntiamo la lente d’ingrandimento:

  • Strane variazioni di componenti economici “una tantum” che non implicano movimenti di cassa reali
  • Accantonamenti (cioè fondi messi da parte per coprire futuri rischi) che salgono troppo oppure calano senza una spiegazione concreta
  • Politiche molto spinte di riconoscimento dei ricavi o cambiamenti nei criteri contabili pensati per abbellire i risultati
  • Operazioni tra società dello stesso gruppo con margini che si discostano troppo da quelli veri di mercato
  • Debiti non riportati in bilancio e passività nascoste che saltano fuori quando ormai non ce le aspettavamo
  • Leasing operativi registrati in modo non conforme alle prassi o con metodi creativi
  • Svalutazioni improvvise su asset importanti, ma senza una documentazione a supporto
  • Picchi o crolli nei ricavi stagionali che non quadrano con il normale andamento del business

E ora, un paio di dritte pratiche che diamo sempre ai nostri partner:

  • Controlla ogni segnale tenendo d’occhio sia il settore che le dinamiche di mercato. Non tutti i “campanelli d’allarme” pesano allo stesso modo in ogni azienda.
  • Unisci numeri e informazioni qualitative. La fotografia più chiara arriva dal mix, non dai dati presi singolarmente.
  • Tieni traccia delle correzioni fatte nel tempo. Così puoi vedere facilmente se ci sono cambiamenti ricorrenti o solo sporadici.
  • Dai attenzione particolare ai ricavi “una tantum” e ai costi straordinari: spesso è lì che si nasconde la vera storia.

In questo modo, ogni singolo dato viene passato al setaccio. Si riducono le probabilità di brutte sorprese quando arriva il momento di fare scelte importanti su acquisizioni o piani di crescita.
Ti è mai capitato di scoprire qualcosa di nascosto proprio negli extra-contabili? Succede più spesso di quanto pensi!

Considerazioni finali

Entrando nel vivo dell’articolo, abbiamo illustrato i principi chiave per la due diligence finanziaria, definendo la qualità degli utili e separando componenti ricorrenti da straordinarie. Abbiamo poi esplorato l’approccio step-by-step, le tecniche di normalizzazione, lo Sloan ratio e l’analisi dei flussi di cassa operativi. La checklist di segnali di allerta chiude il quadro, focalizzandosi su voci non ricorrenti e politiche aggressive.

Grazie a questi passaggi, la valutazione della qualità degli utili nella due diligence finanziaria diventa un percorso chiaro che supporta decisioni mirate. Così potremo affrontare con fiducia la fase successiva di crescita.

FAQ

Che cos’è la due diligence e qual è il suo significato?

La due diligence è il processo sistematico di valutazione finanziaria, legale e operativa di un’azienda per confermare dati, rischi e opportunità prima di un investimento o acquisizione.

Dove posso trovare un esempio in PDF o fac-simile di due diligence aziendale e fiscale?

Gli esempi in PDF e i fac-simile di due diligence aziendale e fiscale sono disponibili sui siti di studi professionali o piattaforme di consulenza, solitamente completi di check-list, analisi finanziaria e report legali.

Quali sono i costi tipici per una due diligence aziendale?

I costi di due diligence aziendale variano in base a dimensione e complessità del target, partendo da circa €10.000 per PMI semplici fino a oltre €50.000 per operazioni più articolate.