Ti sei mai chiesto perché il 65% delle compravendite aziendali fallisce dopo l’acquisizione?
In effetti, molti trascurano i problemi di liquidità nella due diligence (analisi di approfondimento dell’azienda). Questo errore può compromettere l’intera operazione.
Durante la due diligence, analizzare i flussi di cassa non è un optional. E’ qui che scopri se i capitali bastano oggi e soprattutto se potranno reggere domani.
Noi mappiamo entrate e uscite operative (ricavi e spese quotidiane), d’investimento (acquisto di nuovi asset) e finanziarie (mutui e prestiti). In questo modo, individuiamo segnali deboli e nuove opportunità per aumentare il valore.
Alla fine, trasformiamo quei numeri anonimi in insight strategici.
Di seguito, ti aiutiamo a costruire un piano di crescita solido, basato su dati reali.
Panoramica della valutazione dei flussi di cassa in una due diligence finanziaria
Hai mai pensato davvero a quanto sia fondamentale comprendere i movimenti di cassa quando analizzi un’azienda? Nella due diligence finanziaria, ci concentriamo proprio su questo: esaminiamo con cura tutti i flussi di cassa, sia quelli storici sia quelli attuali. Analizziamo i soldi che entrano e che escono dalle operazioni, dagli investimenti e dal finanziamento, insomma, tutto ciò che mostra quanto è “viva” l’attività.
Il nostro lavoro parte spesso da una riclassificazione dei dati contabili, così possiamo distinguere rapidamente gli elementi eccezionali o non ricorrenti da ciò che davvero guida la performance. In pratica, raccogliamo tutta la documentazione, controlliamo che i conti tornino e poi confrontiamo i flussi di cassa operativi anno su anno. Ci interessa vedere subito se l’azienda sta crescendo con costanza o se magari c’è qualche campanello d’allarme sui margini.
Quando analizziamo i flussi di cassa, li suddividiamo in tre categorie chiave:
- Flusso operativo (tutto ciò che proviene dalla normale gestione)
- Flussi di investimento (acquisti o vendite di beni, immobili e altri asset)
- Flussi finanziari (prestiti, rimborsi di debito, pagamento di dividendi, e simili)
Ti confesso che uno degli aspetti più rilevanti è capire i possibili rischi di liquidità. Vogliamo vedere se nei contratti di finanziamento ci sono clausole (i cosiddetti covenant, ovvero vincoli che, se violati, potrebbero persino portare a dover restituire anticipatamente il prestito). E occhio anche all’esposizione ai tassi di interesse: una modifica lì può incidere parecchio sulle linee di credito in essere! Inoltre, valutiamo sempre la solidità delle controparti commerciali, perché, si sa, un cliente che paga in ritardo può impattare sulla cassa.
Un indicatore utilissimo? Il free cash flow (la liquidità che rimane dopo aver pagato investimenti e gestito il capitale circolante). Questo numero ci dice quanto l’azienda può davvero generare e, magari, distribuire sotto forma di dividendi o reinvestire per crescere.
Alla fine di tutta questa analisi, tiriamo le somme in report e dashboard semplici ma potenti. Qui raccogliamo tutti i dati chiave che servono per prendere decisioni concrete: acquistare (o vendere) un’azienda, negoziare earn-out, definire aggiustamenti di prezzo post-closing, pianificare come integrare una nuova realtà.
Quando le aspettative sui flussi di cassa sono chiare e trasparenti, diventa tutto più semplice, sia per chi vende sia per chi compra. Ecco perché valutare i flussi di cassa con questo approccio rigoroso aiuta davvero a vedere se l’azienda che abbiamo davanti è solida e pronta per il prossimo passo.
Vuoi approfondire qualche passaggio in particolare? Scrivici pure, parliamo volentieri di casi concreti!
Analisi storica dei flussi di cassa: verifica documentale e conformità
Hai mai pensato a quanto sia importante ricostruire il passato finanziario di un’azienda prima di fare qualsiasi previsione sul futuro? Beh, tutto parte dai documenti contabili ufficiali: bilanci, rendiconti di cassa e i classici report di esercizio. Niente scorciatoie. Serve mettersi lì, controllare voce per voce, per assicurarsi che tutto torni e che nessun movimento di cassa sia passato inosservato. Solo così si gettano basi solide per valutare davvero i flussi futuri.
Per questa revisione, raccogliamo tutto il necessario:
- estratti conto bancari e riconciliazioni mese per mese
- note integrative e i verbali delle assemblee (quelle riunioni dove si prendono le decisioni importanti)
- report interni su budget e previsioni (forecast)
Quando affrontiamo una due diligence finanziaria (l’analisi approfondita prima di un investimento o acquisizione), confrontiamo questi dati storici con le regole aziendali e con i principi contabili internazionali come IFRS o GAAP (ossia, i grandi standard della contabilità usati in tutto il mondo). Così siamo sicuri che ogni somma e ogni scelta rispettino le norme, senza sorprese. Il vero obiettivo? Riuscire a tarare le stime sui flussi di cassa futuri grazie a una buona dose di spirito critico. Sì, anche mettendo alla prova ogni ipotesi sulla crescita o sulla gestione del capitale circolante (cioè le risorse che l’azienda usa per la gestione quotidiana).
Un lato spesso sottovalutato? La collaborazione diretta col management. Noi lavoriamo fianco a fianco con chi guida l’azienda ogni giorno, colmando eventuali vuoti informativi e confrontando i risultati. Solo così, chi investe può prendere decisioni più sicure e informate.
Alla fine, quello che conta è avere una visione realistica e dettagliata dei flussi passati per costruire strategie di crescita solide. Proprio come piace a noi: con i piedi per terra e lo sguardo sempre rivolto al futuro.
Valutazione dei flussi: operativo, da investimenti e finanziario
Partiamo dal flusso di cassa operativo: in pratica, misura quanti soldi veri genera l’azienda dalle sue attività quotidiane. Come lo calcoliamo? Prendiamo l’utile netto, aggiungiamo tutto quello che non pesa davvero sulla cassa (tipo ammortamenti o accantonamenti) e poi guardiamo se ci sono state variazioni nelle scorte, nei crediti e nei debiti commerciali. Una gestione attenta di incassi e pagamenti rende visibile la capacità dell’azienda di sostenersi da sola, senza andare a chiedere soldi fuori. Di solito confrontiamo questi dati con gli anni passati, così vediamo se le previsioni del management hanno davvero basi solide.
Poi c’è il flusso di cassa da investimenti: qui ci occupiamo di tutto ciò che l’azienda spende (o incassa) per immobilizzazioni, come l’acquisto di nuovi macchinari (i famosi capex) o la vendita di asset non più utili. Il nostro obiettivo? Capire se il ritmo degli investimenti è sostenibile a lungo termine e come questi impattano sulla salute finanziaria generale. Mettiamo sempre a confronto spese e ricavi attesi: è un buon modo per valutare rischi, ma anche opportunità di crescita.
Infine, guardiamo il flusso di cassa finanziario: questa parte racconta tutti i movimenti collegati ai finanziamenti presi o rimborsati e ai dividendi pagati. Qui è fondamentale monitorare i debiti a breve, un eccesso può schiacciare la liquidità in pochi mesi. Quindi, facciamo il punto tra nuovi finanziamenti in entrata e le rate da ripagare, per vedere se il bilancio tra leva finanziaria e servizio del debito è sano.
Tirando le somme di queste tre parti otteniamo il free cash flow, la bussola per chi analizza l’azienda in una due diligence finanziaria. È l’indicatore che risponde davvero a questa domanda: l’attività può crescere senza dover cercare costantemente capitale nuovo?
Proiezioni di tesoreria e applicazione del modello DCF
Per partire con buone proiezioni di tesoreria, serve un budget super dettagliato che di solito copre un periodo di 3-5 anni. In pratica, stimiamo insieme mese per mese quanto prevediamo di incassare e quanto spenderemo, tenendo conto sia dei ricavi previsti sia dei costi operativi e degli investimenti che vanno fatti, tipo i nuovi macchinari. A ogni nuova versione, controlliamo sempre che le previsioni si “aggancino” bene ai dati storici dell’azienda, così possiamo rivedere le ipotesi e aggiornarle sui trend veri o sulle variabili economiche importanti.
A questo punto passiamo al modello discounted cash flow (DCF), cioè un metodo che ci aiuta a capire quanto vale oggi l’impresa partendo dai flussi di cassa futuri previsti, attualizzati, vale a dire “riportati al valore di oggi.” Usiamo un modello a due fasi. Nella prima parte, prendiamo i free cash flow (cioè i soldi che restano dopo spese e investimenti ordinari, disponibili per soci e investitori) attesi per ogni anno di piano. Facciamo sia lo scenario base sia una versione “cautelativa”, più conservativa, così da testare quanto sono solide le ipotesi. Nella seconda fase arriva il Terminal Value: qui immaginiamo quanto potrebbe continuare a generare l’azienda dal 4° o 6° anno in avanti, usando una stima di crescita realistica.
Sia i flussi dell’inizio sia il Terminal Value vengono scontati con un tasso “i” che riflette il rischio dell’azienda e il costo medio ponderato del capitale (WACC, cioè quanto costa reperire sia debito che capitale proprio). Questo passaggio ci permette di mettere ogni cifra sullo stesso piano temporale: quello di oggi. A ogni giro, confrontiamo il tasso di sconto che usiamo con i benchmark di settore e con la vera struttura finanziaria della società, così non rischiamo stime fuori mercato.
Alla fine, quello che otteniamo è il valore attuale netto (in inglese “Net Present Value” o NPV): in pratica, la somma di tutti i flussi attualizzati meno l’investimento iniziale. Se troviamo un valore attuale netto positivo, significa che il progetto crea valore oltre a coprire il costo del capitale. In parallelo calcoliamo anche l’internal rate of return (IRR, cioè il tasso interno di rendimento), che mostra quanto renderebbe in media ogni anno l’operazione: così possiamo davvero confrontare proposte diverse o fissare una soglia minima nel corso della due diligence finanziaria (quel check-up necessario prima di un investimento o di una cessione).
Applicando con attenzione il modello discounted cash flow, riusciamo ad avere numeri solidi che ci aiutano a negoziare prezzo e condizioni in sicurezza, evitando zone d’ombra o margini di incertezza.
Free Cash Flow e stima del valore aziendale
Avete mai pensato a come si calcola il valore di un’azienda?
Sommiamo i flussi di cassa liberi attualizzati di ogni anno. Il risultato è il valore d’impresa (Enterprise Value).
Tolto il debito finanziario netto, otteniamo il valore del patrimonio netto (Equity Value).
Durante la due diligence controlliamo subito che le stime sui flussi di cassa siano realistiche.
Verifichiamo che si allineino ai dati storici e tengano conto dei reali bisogni di capitale circolante.
Gestione del capitale circolante e misurazione della liquidità netta
Quando facciamo una due diligence finanziaria, ci concentriamo subito su come l’azienda gestisce il capitale circolante. Per spiegarmi meglio: immagina la tua attività come un piccolo impianto idraulico. Se l’acqua (cioè la liquidità aziendale) resta ferma nei tubi, prima o poi rischia di crearsi un intoppo proprio quando serve un po’ di spinta in più per avviare nuovi progetti o cogliere occasioni di crescita. Bastano cambiamenti minimi, come una revisione delle scadenze di pagamento, per liberare davvero cassa.
Ecco su cosa puntiamo il nostro sguardo operativo, con domande che ci guidano passo dopo passo:
- Quanti giorni restano ferme le scorte? Serve a capire quanto ci costa avere magazzino “immobile”.
- Quando incassiamo davvero dai clienti? Analizziamo il tempo medio tra consegna e pagamento, così da misurare il ciclo effettivo del credito.
- Qual è il rapporto con fornitori e clienti sui pagamenti? Valutiamo le condizioni commerciali, anche piccole differenze possono aprire spazio di manovra.
- Il cash conversion cycle (ciclo di conversione della cassa): Mettiamo insieme i tempi di magazzino, incasso e pagamento fornitori per avere una visione chiara e “pratica” della liquidità.
Ognuno di questi indici è come un indicatore sul cruscotto, fondamentale per scoprire nuove strade per ottimizzare la cassa.
Quando parliamo di liquidità netta, partiamo dal capitale circolante netto (la differenza tra tutte le attività correnti e le passività correnti dell’azienda). Pensalo come il livello d’acqua in un serbatoio: sapere quanti litri puoi ancora sfruttare ti permette di programmare investimenti e affrontare periodi più secchi senza brutte sorprese. Noi il saldo lo controlliamo di solito mese per mese, o almeno ogni trimestre, così possiamo anticipare eventuali “colli di bottiglia” legati alla stagionalità.
Monitorare costantemente il capitale circolante netto non è solo una buona prassi; serve proprio ad accorgersi delle piccole inefficienze prima che diventino ostacoli. Il confronto tra le variazioni mensili o trimestrali ci dà indicazioni su dove siamo stati più bravi a liberare risorse o dove possiamo ancora migliorare. Praticamente ogni passo avanti in quest’area riduce il rischio di restare a corto di liquidità quando serve davvero – ed è proprio qui che si trovano le opportunità per sostenere la crescita aziendale in modo pragmatico, un euro alla volta.
Stress test di liquidità e analisi di scenario
Ti è mai capitato di chiederti cosa succede se il mercato fa improvvisamente una brusca frenata, lasciando l’azienda a corto di liquidità per pagare fornitori o stipendi? In questi casi uno stress test di liquidità è davvero utile, soprattutto durante una due diligence finanziaria. Serve, in poche parole, per misurare come si comportano i flussi di cassa aziendali quando la pressione sale. Così puoi capire fin dove reggono e, se serve, preparare subito azioni concrete.
Come si inizia? Mettiamo sul tavolo le previsioni di cassa mese per mese e le confrontiamo con i numeri reali degli ultimi periodi. Da lì, costruiamo una serie di scenari diversi, cambiando alcune leve chiave:
- ritmo di crescita dei ricavi
- margini operativi (quello che resta delle vendite una volta tolte le spese dirette e i costi fissi)
- fabbisogno di capitale circolante (i soldi che servono per gestire il ciclo incassi-pagamenti)
- tempi di incasso dai clienti e pagamento ai fornitori
Ma non ci fermiamo solo alle entrate e ai margini. Proviamo anche a vedere cosa succede se, all’improvviso, aumentano i costi fissi oppure certi pagamenti dai clienti arrivano in ritardo. Questo scenario planning ci aiuta a prevedere come può reagire la cassa aziendale davanti a nuovi ostacoli.
Ogni scenario ci offre una sensitivity finanziaria, cioè una fotografia di come variano i flussi di cassa se le condizioni cambiano, anche solo di poco. In questo modo capiamo fin dove l’azienda può reggere e quali imprevisti possono davvero metterla in difficoltà.
I risultati? Sono oro per chi deve gestire il rischio di restare senza liquidità. Con questi dati puoi decidere se serve una linea di credito extra, dove tagliare eventuali costi inutili o come inserire clausole utili nei contratti. Di fatto, ti aiutano anche a portare argomenti forti sul tavolo quando devi negoziare condizioni più sicure, che si tratti di un’acquisizione o di un nuovo finanziamento.
Strumenti operativi e best practice per la due diligence sui flussi di cassa
Quando ti trovi davanti a una montagna di dati in una due diligence finanziaria, la cosa più importante è la semplicità. Serve un rendiconto gestionale excel ben costruito. E con ben costruito intendo: pivot che ti fanno vedere subito cosa conta davvero, macro che ti aiutano a riclassificare in automatico i movimenti e separare i flussi reali dalle voci che in cassa non entrano nemmeno. Così, invece di perdere tempo tra mille righe, ti bastano pochi clic per avere tutto in ordine.
Un consiglio pratico: niente paura a integrare al foglio excel un software di forecasting serio. Perché? Così tutti gli scenari di tesoreria e le previsioni a breve le aggiorni in tempo reale, tagliando fuori errori manuali e sorprese dell’ultimo minuto.
Ecco un mini-kit di base che fa davvero la differenza:
- Rendiconto gestionale excel con dashboard personalizzate per categoria (così vedi subito dove arriva davvero il cash)
- Un software di forecasting che ti permette simulazioni rapide e anche giocate “what-if”, cioè: e se il mese prossimo cambiasse qualcosa?
- Checklist di controllo, per assicurarti che numeri e dati siano davvero completi e corretti
Arriviamo alla parte dei reporting avanzati. Qui gioca un ruolo chiave la business intelligence, quella vera. Dashboard interattive e grafici ti fanno capire in un colpo d’occhio come vanno operatività, investimenti e finanza. Con il giusto tool puoi creare report istantanei e fare “analisi di sensitività” (cioè, valutare velocemente come cambiano i numeri se cambia una variabile). E poi c’è chi va oltre: con strumenti ancora più evoluti, puoi impostare notifiche personalizzate che ti avvisano appena c’è uno scostamento importante rispetto al budget di quel mese.
La verità però è che, senza il confronto diretto con chi mastica davvero finanza aziendale e contabilità, rischi di perderti dettagli cruciali. Una chiacchierata con uno specialista ti salva da errori sui tassi di ammortamento, su assunzioni di crescita troppo ottimistiche o nei calcoli sul capitale circolante netto. Fidati, questa collaborazione accelera tutte le fasi della due diligence (specie quando i tempi stringono) e riduce parecchio i rischi di trovare brutte sorprese dopo.
Tra le abitudini che fanno la differenza, c’è sicuramente la programmazione di riunioni regolari per validare i dati e aggiornare i modelli. Così ogni risultato resta archiviato e pronto: sia per revisioni future, sia per prendere decisioni rapide e informate quando serve davvero.
Non è fantastico quando un controllo fila tutto liscio e un modello torna perfetto al centesimo? Così crei fiducia e risparmi tempo a tutti.
Considerazioni finali
Ripercorrendo ogni fase – dalla panoramica sulla due diligence ai dettagli dell’analisi storica, valutazione operativa, modello DCF e free cash flow – abbiamo coperto i passaggi chiave per capire la salute finanziaria di un’impresa.
Affrontare gestione del capitale circolante, stress test e strumenti operativi trasforma dati complessi in insight concreti. Così puoi negoziare condizioni migliori, ottimizzare operazioni e progettare un’uscita di successo.
Con un focus sulla valutazione dei flussi di cassa nella due diligence finanziaria, sei pronto per dare impulso alla crescita e cogliere le prossime opportunità con fiducia.
FAQ
Che cos’è la due diligence finanziaria?
La due diligence finanziaria consiste nella verifica sistematica dei flussi di cassa storici e prospettici, delle fonti di finanziamento e dei rischi di liquidità per supportare decisioni di investimento e valutazioni.
Quali sono le fasi del processo di due diligence?
Le fasi del processo comprendono la pianificazione, la raccolta documentale, l’analisi dei flussi di cassa e dei rischi, la redazione del report finale e la negoziazione dei termini contrattuali.
Quali flussi di cassa considerare nella valutazione economico-finanziaria di un investimento?
Nella valutazione economico-finanziaria vanno considerati il cash flow operativo (liquidità generata dalle attività principali), il flusso da investimenti (capex e dismissioni) e il cash flow finanziario (finanziamenti e rimborso debiti).
Cosa rappresenta il prospetto dei flussi di cassa?
Il prospetto dei flussi di cassa mostra le entrate e le uscite di liquidità suddivise in attività operative, investimenti e finanziamenti, evidenziando come il capitale circolante e gli investimenti impattano sulla cassa.
Dove trovare esempi e modelli di due diligence aziendale e fiscale (PDF e fac simile)?
È possibile accedere a esempi e modelli PDF di due diligence aziendale e fiscale tramite siti specializzati in finanza e consulenza, piattaforme di documentazione legale e portali di studi professionali.
Quanto costa una due diligence aziendale?
Il costo di una due diligence aziendale varia in base alla complessità, alla dimensione dell’azienda e all’estensione dell’analisi, oscillando generalmente tra 5.000 e 50.000 euro, IVA esclusa.