Quanti rischi si possono nascondere in un’analisi finanziaria quando i bilanci non sono allineati?
Noi usiamo i principi IFRS (International Financial Reporting Standards, ossia standard per la rendicontazione finanziaria) per mettere tutto a fuoco.
Così il quadro contabile diventa limpido e possiamo interpretare i numeri con sicurezza.

Una ricerca indipendente mostra che il 35% delle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) subisce revisioni extra a causa di errori di rendicontazione.
Non sorprende. Un piccolo scostamento nei dati può far suonare un campanello d’allarme.

Nel nostro articolo ti mostreremo come completezza, comparabilità e neutralità dei principi IFRS rendano la due diligence un processo affidabile e replicabile.
Pronto a scoprire un metodo che semplifica il controllo e minimizza i rischi?

Principi IFRS essenziali per la due diligence finanziaria

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Quando ci occupiamo di due diligence finanziaria, partiamo sempre da una panoramica ampia per poi entrare nel dettaglio dei bilanci redatti secondo gli standard IFRS. Il nostro obiettivo? Controllare bene margini di profitto, capitale circolante e livelli di debito. Solo con un reporting finanziario chiaro e omogeneo possiamo fidarci davvero di ciò che leggiamo nei conti e nelle note integrative. Senza un percorso ben strutturato, c’è il rischio di lasciare indietro proprio quei dettagli che possono fare la differenza.

Gli standard IFRS, pensati proprio per queste analisi, forniscono una traccia comune a tutte le aziende e riducono la possibilità di interpretazioni troppo soggettive. Quando li applichiamo, la due diligence diventa molto più trasparente, ripetibile e affidabile. E ricorda: è fondamentale che i bilanci siano revisionati da una società di revisione, così hai la certezza che ci sia stato un controllo serio e indipendente.

Ecco tre principi centrali che guidano il nostro lavoro:

  • Completezza: il bilancio IFRS deve includere tutte le attività e passività, quelle già note e quelle potenziali. In questo modo riusciamo a valutare sia le voci “ordinarie” sia quelle eccezionali, come il capitale circolante o i rischi fuori bilancio.
  • Comparabilità: il reporting finanziario deve restare coerente nel tempo e tra società diverse. Così possiamo confrontare performance reali e individuare subito eventuali discrepanze o anomalie.
  • Neutralità: scegliere criteri contabili imparziali mette al riparo da decisioni troppo “creative” sui numeri. Questo rende affidabili le informazioni sui rischi finanziari e ci aiuta a trattare su prezzo e clausole contrattuali con maggiore sicurezza.

Seguendo questi principi IFRS, la due diligence finanziaria diventa un processo davvero solido e oggettivo. Vuoi approfondire come smascheriamo eventuali passività nascoste? Dai un’occhiata al nostro articolo dedicato verifica delle passività nascoste nella due diligence finanziaria.

Sono queste le basi per costruire un’analisi dei rischi concreta e incrementare la qualità della due diligence finanziaria.

Applicazione di IFRS 9 nella due diligence finanziaria

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Hai mai affrontato una due diligence finanziaria e ti sei chiesto come incide davvero la normativa IFRS 9? Dal 1° gennaio 2018, questa regola ha preso il posto dello IAS 39, portando nuove modalità per valutare le attività finanziarie. In parole semplici, quando ci occupiamo della due diligence, guardiamo ai bilanci con occhi diversi: l’obiettivo è che rispecchino davvero il business e i movimenti di cassa, non solo numeri vuoti su un foglio. Così riduciamo l’incertezza e diamo ai dati storici più veridicità sulla reale esposizione al rischio.

Con IFRS 9, ci sono tre modi principali per classificare gli strumenti finanziari:

  • Costo ammortizzato (quando i flussi di cassa sono solo rientro di capitale e interessi)
  • Valutazione al fair value (valore determinato dal mercato) con impatto diretto sul conto economico
  • Valutazione al fair value con impatto su altre componenti di reddito complessivo

Un passaggio fondamentale riguarda l’”expected credit loss” (perdita attesa su crediti): qui si applica un test d’imparment a tre fasi (12 mesi, tutta la durata senza segno di peggioramento, tutta la durata con segno di peggioramento). In due diligence, questo metodo aiuta a evidenziare perdite possibili e a stimare il capitale circolante con maggiore realismo. Esattamente quello che serve per evitare sorprese spiacevoli.

Quando si parla di derivati valutativi, IFRS 9 chiede di calcolare tutto al fair value e di fornire una disclosure chiara dei rischi finanziari, usando una gerarchia dei livelli di input per trasparenza. Nel nostro lavoro, mettiamo sotto la lente gli scenari di mercato e facciamo sensivity test (test di sensibilità) per vedere quanto cambiano i valori con condizioni diverse. Controlliamo anche che la documentazione consenta di ricostruire la valutazione e che ci siano strumenti di copertura adeguati.

In pratica, questi standard rendono la due diligence un processo più chiaro, affidabile e orientato ai fatti. E sì, ti aiutano davvero a vedere i numeri nella giusta prospettiva. Alla fine, il risultato è una base solida per prendere decisioni e capire se un’azienda è pronta per la crescita, oppure ha ancora qualche punto debole da risolvere.

Valutazione fair value e IFRS 13 nella due diligence finanziaria

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Hai mai sentito parlare del fair value durante una due diligence finanziaria? Magari ti suona tecnico, ma in realtà è un concetto chiave che ci aiuta a valutare in modo trasparente il vero valore di asset e passività nei bilanci fatti secondo i principi IFRS.

In breve, secondo l’IFRS 13, il fair value è il prezzo al quale potresti vendere un’attività o trasferire una passività in una compravendita normale tra operatori esperti, proprio alla data in cui si fa la valutazione. Queste regole valgono per tutte le aziende che preparano bilanci secondo gli standard IFRS quando ci sono valori calcolati al fair value.

Quindi, ogni volta che affianchiamo un imprenditore o un team su una due diligence, la definizione di fair value diventa la bussola che ci aiuta a leggere il bilancio con gli occhi del mercato. Il bello è che limita il margine di discrezionalità, rendendo i numeri di diverse aziende facilmente confrontabili, proprio quello che serve quando vuoi capire davvero dove investi.

La stessa IFRS 13 ci chiede di classificare i metodi di valutazione in tre livelli diversi:

  1. Livello 1: prezzi che puoi vedere subito su mercati attivi e trasparenti per strumenti uguali.
  2. Livello 2: dati osservabili presi da strumenti simili o da indicatori di mercato (come tassi d’interesse o curve di rendimento).
  3. Livello 3: qui le cose si fanno più complesse, perché si usano stime e dati non disponibili sul mercato, di solito quando manca liquidità o chiarezza nei mercati.

Ecco cosa facciamo di concreto: quando vediamo attività valutate con metodi di livello 3, chiediamo sempre che ci sia una documentazione dettagliata e chiara. Le assunzioni? Devono essere spiegate e, dove serve, giustificate con dati solidi.

Stesso approccio per strumenti derivati o coperture (ad esempio su tassi di interesse o valute): ci assicuriamo che il fair value rifletta bene tutti i rischi di mercato e che le condizioni contrattuali siano considerate nelle valutazioni.

Quanto alle informative di bilancio, l’IFRS 13 richiede trasparenza sulle tecniche di calcolo e sui parametri scelti. Quindi, lavorando fianco a fianco con i revisori, chiediamo di vedere i modelli che usano, eventuali stress test e persino delle sensitivity analysis (ovvero simulazioni per capire come cambierebbero i risultati se certi parametri si muovessero). Così possiamo stimare l’effetto di eventuali scosse di mercato sul patrimonio aziendale oppure sul conto economico.

A volte scopriamo piccole vulnerabilità nei calcoli che, affrontate subito, ti aiutano a negoziare meglio accordi e clausole di protezione degli investimenti.

Vuoi approfondire questi temi? Qui trovi le linee guida ufficiali IFRS 13 e puoi vedere come lavoriamo nella pratica per rendere le transazioni più sicure per tutti gli stakeholder.

Livello Input Descrizione Esempio
Livello 1 Prezzi di mercato disponibili per strumenti identici Azioni quotate in Borsa
Livello 2 Dati osservabili per strumenti simili Derivati su tassi con dati di mercato pubblici
Livello 3 Stime basate su dati non osservabili Valutazione di quote in società non quotate

In sostanza, seguire queste regole ci permette di darti una fotografia fedele e realistica dei numeri, mettendo te, la trasparenza e la sicurezza delle operazioni al centro di ogni fase del percorso.

Rilevazione dei ricavi secondo IFRS 15 nella due diligence finanziaria

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Quando ci occupiamo di ricavi legati ai contratti, lo standard IFRS 15 ci dà una traccia chiara. L’obiettivo? Far sì che il bilancio IFRS mostri davvero quanto valore è stato creato. Durante la due diligence finanziaria, è fondamentale assicurarsi che i ricavi vengano riconosciuti secondo le regole precise previste dalla normativa.

Ecco la sequenza che seguiamo insieme, passo dopo passo:

  1. Partiamo dall’identificare il contratto con il cliente. Qui esaminiamo attentamente clausole, termini, diritti e doveri di entrambe le parti.
  2. Passiamo a individuare le “obbligazioni di prestazione” (sono le promesse di servizi o beni che l’azienda si impegna a fornire).
  3. Poi si determina il prezzo di transazione, includendo tutto: sconti, incentivi e ogni elemento variabile che può influire sul valore.
  4. Il valore complessivo viene poi ripartito tra le varie obbligazioni di prestazione, basandosi sui prezzi di vendita dei singoli elementi.
  5. Infine, il riconoscimento del ricavo avviene man mano che l’azienda rispetta ogni singola obbligazione, utilizzando metodi oggettivi per misurare l’avanzamento (come, ad esempio, lo stato di completamento dei lavori).

Facciamo un esempio pratico: se c’è un contratto di manutenzione annuale, il ricavo non va registrato tutto subito, al momento del pagamento. Dobbiamo invece distribuirlo lungo l’anno, riflettendo così il vero valore generato nel tempo. Quando, invece, la fornitura avviene a più riprese, è importante controllare lo stato di avanzamento effettivo prima di registrare ogni fetta di ricavo.

Seguendo questo approccio, aumentiamo la trasparenza e riduciamo il rischio di errori contabili. In definitiva, ti aiuta ad avere dati più affidabili per prendere decisioni con maggiore sicurezza.

Impatto di IFRS 16 sui contratti di leasing nella due diligence finanziaria

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Parliamoci chiaro: dal 1° gennaio 2019, con l’introduzione dell’IFRS 16, le cose nei bilanci sono cambiate parecchio per chi ha contratti di leasing. Ora ogni azienda deve “mettere in vetrina” il bene utilizzato (right-of-use asset) e il debito collegato direttamente nello stato patrimoniale. Anche i vecchi leasing operativi, che una volta restavano nell’ombra, oggi finiscono nei conti. E se parliamo di sale and lease back? Lì serve una valutazione al fair value (cioè il reale valore di mercato).

Cosa cambia, in pratica? Beh, questi nuovi obblighi fanno salire il livello di indebitamento “sul libro,” modificano margini come l’EBITDA (che è il risultato operativo prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento) e possono anche far scattare campanelli d’allarme nei covenant bancari. In sostanza, alcuni indicatori chiave si muovono, e non di poco.

Quando si entra in una due diligence finanziaria, dare una bella controllata ai conti è fondamentale: bisogna ricalcolare correttamente sia il right-of-use asset sia i debiti di leasing. Serve analizzare con attenzione i criteri usati per registrare i contratti, i tassi impliciti applicati e verificare che il piano di ammortamento, le eventuali opzioni di rinnovo e le clausole di acquisto coincidano davvero con i flussi di cassa previsti.

Per non perdere nessun pezzo, conviene radunare tutti i contratti nella classica data room, quella con gli accessi riservati, così si può confrontare passo dopo passo la carta (o i PDF) con ciò che è stato contabilizzato. Dopotutto, coerenza e trasparenza qui fanno la differenza.

Quindi, cosa tenere ben presente? Ecco un promemoria subito utile:

  • Contratti con durata inferiore a 12 mesi (che spesso rientrano nelle eccezioni).
  • Beni di valore ridotto, che possono essere esentati dalla registrazione.
  • Operazioni di sale and lease back che richiedono valutazione al fair value.
  • Impatto sulle principali metriche: rapporto di indebitamento netto e covenant bancari, principalmente.
  • Verifica di come viene gestito l’ammortamento del right-of-use asset e dei tassi impliciti.

Vuoi un consiglio? In questi processi, andare a fondo nei dettagli fa davvero la differenza. Anche perché ogni azienda ha le sue particolarità, e IFRS 16 può cambiare (molto) la fotografia finanziaria che arriva agli investitori e alle banche.

Impairment test e trattamento dell’avviamento nelle acquisizioni IFRS

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Quando ci troviamo davanti a un’operazione di acquisizione, uno dei punti chiave è l’imparare a leggere i numeri dell’impairment test. La normativa IAS 36 ci chiede di fare questo check ogni anno oppure quando ci sono segnali che il valore degli asset potrebbe essere sceso. Nella due diligence finanziaria, di solito mettiamo a confronto il valore che troviamo in bilancio per gli asset e l’avviamento con il loro valore recuperabile. Cosa significa, in pratica? Prendiamo il valore più alto tra il fair value meno i costi di vendita e il value in use (ossia il valore d’uso calcolato sui flussi di cassa futuri, scontati a un tasso che riflette il rischio). Serve per capire con sincerità se sia il caso di ridurre il valore a bilancio, tagliando subito i rami secchi.

Per l’avviamento, il primo passo concreto è assegnarlo con precisione alle cosiddette cash generating units (CGU), vale a dire i gruppi di asset che riescono a produrre flussi di cassa autonomi dagli altri pezzi dell’azienda. Qui il test non si limita solo all’avviamento: lo applichiamo anche alle immobilizzazioni materiali e immateriali collegate a quella stessa CGU. Così possiamo capire, senza dubbi, dove si annida davvero il rischio di impairment.

Facciamo un esempio pratico: immaginiamo di dover valutare una linea produttiva nuova. Partiamo dai flussi di cassa futuri che ci aspettiamo da questo macchinario. Li scontiamo a un tasso coerente col rischio e otteniamo così il value in use. Se da questo calcolo salta fuori che il valore recuperabile è inferiore al valore netto contabile, dobbiamo registrare una perdita. Non è piacevole, certo, ma ci consente di fotografare la realtà così com’è.

Da dove arriva invece il rischio più grande? Attenzione alle previsioni troppo ottimistiche nei business plan, ai tassi di sconto scelti male e ai dati di mercato che non sono più attuali. Un impairment test fatto davvero bene protegge sia chi investe sia chi vende, evitando sorprese e aiutando nella trattativa sul prezzo di acquisizione.

Vuoi qualche dettaglio in più? Scrivici pure o dai uno sguardo ai riferimenti ufficiali sulla normativa qui.

Checklist operativa IFRS per la due diligence finanziaria

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Organizzare una due diligence finanziaria secondo gli standard IFRS (International Financial Reporting Standards) può sembrare quasi un percorso a ostacoli. Ma una checklist pratica, chiara e condivisa ti aiuta a non perdere pezzi lungo la strada. È utile per gestire tutta la documentazione, creare una tempistica ragionevole e far lavorare insieme team legale, fiscale, operativo e finanziario. Così eviti corse dell’ultimo minuto e puoi concentrarti sugli aspetti che davvero contano.

Ecco i nostri passi preferiti quando affianchiamo imprenditori, CFO e consulenti nella raccolta delle informazioni chiave:

  1. Stesura dei documenti richiesti
    Prepara subito bilanci IFRS, contratti fondamentali, note integrative e report di controllo di gestione sul tavolo.
  2. Definire una tempistica concreta
    Stabilisci scadenze semplici e chiare per ogni step: analisi preliminare, raccolta e invio dei documenti, revisione, eventuali richieste di chiarimenti.
  3. Allestire una data room digitale
    Serve uno spazio online sicuro e controllato, con permessi diversi tra revisori, consulenti e squadra interna, e la possibilità di tracciare ogni accesso.
  4. Creare una checklist ad hoc per IFRS 9/13/15/16
    Controlla se la classificazione degli strumenti finanziari, il calcolo del fair value (il valore di mercato stimato), la gestione dei ricavi (modello a cinque fasi) e il trattamento dei leasing sono stati fatti secondo le regole.
  5. Programmare incontri mirati con i revisori
    Organizza sessioni specifiche su temi delicati come goodwill (l’avviamento), leasing e crediti deteriorati, così emergono subito le aree di rischio.
  6. Analizzare i flussi di cassa col metodo IFRS
    Affianca la verifica di ogni documento con “stress test” e modelli previsionali. Se ti interessa approfondire, trovi spunti utili qui: valutazione dei flussi di cassa nella due diligence finanziaria.
  7. Passare al setaccio le voci critiche
    Rivedi con attenzione avviamento, immobilizzazioni (beni materiali e immateriali), fair value livello 3 (basato su stime interne) e i possibili effetti sui covenant bancari (vincoli contrattuali dei prestiti).
  8. Non trascurare la parte legale e fiscale
    Esamina con l’esperto gli eventuali contenziosi, le agevolazioni fiscali e le clausole sensibili nei contratti con società correlate.

Mettere in fila questi passaggi, insieme agli esperti giusti, trasforma davvero la due diligence finanziaria. Riduci i tempi morti, alzi la qualità dell’analisi e ti ritrovi con un quadro affidabile per prendere decisioni importanti. Alla fine, è proprio questa alleanza operativa che fa la differenza.

Considerazioni finali

Abbiamo esaminato i principi di completezza, comparabilità e neutralità che guidano i bilanci IFRS.
Poi abbiamo visto come IFRS 9 gestisce classificazione e perdite attese.
IFRS 13 ci ha guidato nel fair value.
Il modello in cinque fasi di IFRS 15 spiega il riconoscimento dei ricavi.
Non manca IFRS 16 sul leasing e i test di impairment.
La checklist operativa mette ordine tra tutte le verifiche.

Con un approccio strutturato e gli standard giusti, ottimizzare la due diligence è più semplice. Adottando i corretti standard IFRS per la due diligence finanziaria, sarete pronti a prendere decisioni più consapevoli.

FAQ

Dove posso scaricare il PDF di IFRS 13 in italiano e qual è la definizione di fair value secondo questo standard?

Puoi scaricare il PDF di IFRS 13 in italiano dal sito dell’IASB o da autorità locali; IFRS 13 definisce il fair value come il prezzo per cedere un’attività in una transazione ordinata tra partecipanti al mercato.

Cosa regola lo standard IFRS 3?

Lo standard IFRS 3 disciplina la contabilizzazione delle combinazioni aziendali, definendo il riconoscimento, la misurazione e la presentazione di attività acquisite e passività assunte in un’acquisizione.

Cos’è lo standard IFRS 2 e a cosa fa riferimento?

IFRS 2 si riferisce alla contabilizzazione delle transazioni basate su equity, come stock option e azioni gratuite, richiedendo la misurazione al fair value degli strumenti consegnati ai dipendenti.

In cosa consiste IFRS 9 e quali differenze chiave ha rispetto a IAS 39?

IFRS 9 introduce la classificazione basata sul modello di business e sui flussi di cassa, oltre all’approccio “expected credit loss” per le perdite attese, sostituendo la maggior parte dei criteri di IAS 39.

Quali sono le principali differenze tra i principi IFRS e gli US GAAP?

IFRS adotta un approccio basato su principi e fair value, mentre gli US GAAP sono più regolamentati, con soglie di riconoscimento, misurazione e disclosure diverse.

Cosa si intende per IFRS?

Gli IFRS (International Financial Reporting Standards) sono principi contabili internazionali emessi dall’IASB per uniformare la redazione e la presentazione dei bilanci delle imprese quotate.

Dove posso trovare un esempio di documento Word per la due diligence finanziaria?

Molte società di consulenza e associazioni professionali offrono modelli Word che includono sezioni su bilanci IFRS, verifica passività e analisi del capitale circolante, pronti per essere adattati.

I costi di transazione vanno inclusi nella valutazione del fair value?

I costi di transazione non si aggiungono al fair value, che riflette il prezzo di mercato; invece, vengono contabilizzati separatamente come spese nel periodo in cui sono sostenuti.