La due diligence ESG (analisi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance) è solo una vetrina green o può davvero rafforzare le tue decisioni finanziarie? Integrare criteri sostenibili vuol dire individuare fin da subito i rischi ambientali e sociali. È il modo migliore per evitare brutte sorprese.

Oggi ti spiego come definire il perimetro di analisi, cioè i confini entro cui esaminare i dati. Poi ti mostro come coordinare i team legali e di compliance (il gruppo che garantisce il rispetto delle norme). Infine ti guido nell’utilizzo delle scorecard ESG, schede semplici per valutare subito le performance. Così la due diligence ESG diventa un vero vantaggio competitivo per ogni investimento!

È così che la sostenibilità si trasforma in un motore di crescita concreta.

Metodologia per integrare criteri sostenibili nella due diligence finanziaria ESG

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Se ti stai chiedendo come trasformare davvero la due diligence ESG in uno strumento pratico, inizia tutto qui: si parte definendo insieme gli obiettivi di sostenibilità, dando subito un’occhiata al Regolamento UE 2019/2088 (il famoso SFDR, che chiede chiarezza sui rischi di sostenibilità). È il momento in cui fissiamo insieme il perimetro dell’analisi ESG, e decidiamo come far convivere i criteri sostenibili (“Do No Significant Harm”, cioè non arrecare impatti negativi rilevanti) per essere certi che ogni investimento sia davvero allineato agli obiettivi ambientali e sociali.

Nota importante: già da questa prima fase, coinvolgiamo sempre il team legale e compliance. Così le policy interne camminano di pari passo con i requisiti normativi, senza sorprese dopo.

Ecco come lavoriamo, in sei passi concreti:

  1. Definizione del perimetro
    Insieme chiarifichiamo quali aree ESG considerare, come possiamo misurare davvero i progressi e dove fissare le soglie chiave (“DNSH”, il confine che non si può oltrepassare).
  2. Screening normativo
    Facciamo una verifica operativa della conformità, partendo dal SFDR e da tutte le direttive collegate. Così nessuno inciampa sulle regole.
  3. Raccolta documentazione in data room
    Tutto ciò che serve viene subito raccolto: report ambientali, certificazioni tipo ISO 14001, audit sociali, policy contro la corruzione… niente resta fuori dal radar.
  4. Interviste e verifiche on-site
    Incontriamo management, parliamo con l’audit interno e ci assicuriamo sul campo che i processi funzionino davvero come dichiarato.
  5. Analisi ESG quantitativa & qualitativa
    Qui entra in gioco la scorecard: misuriamo dati su emissioni, consumi, governance e li confrontiamo con i migliori benchmark di settore. Così vediamo subito dove migliorare.
  6. Sintesi di rischi e opportunità
    Mettiamo tutto nero su bianco con un report finale: gap analysis chiara e piani d’azione concreti per infilare i criteri sostenibili direttamente nelle strategie operative.
Step Cosa Facciamo Risultato Atteso
Definizione perimetro Stabiliamo metriche, aree e soglie chiave ESG Focus condiviso e misurabile
Screening normativo Verifichiamo SFDR e direttive collegate Zero rischi di non conformità
Data room Raccolta documenti ESG, audit, certificazioni Tutto sotto controllo in un unico spazio
Verifiche on-site Interviste a management e controlli sul campo Processi confermati, niente lasciato al caso
Analisi ESG Scorecard su dati ambientali, sociali, governance Fotografia reale vs. benchmark settore
Sintesi rischi/opportunità Redazione report con gap analysis e piani d’azione Piano operativo pronto a partire

Con questa metodologia, la due diligence ESG si trasforma in un vero alleato: ci aiuta a trovare i rischi nascosti, scovare opportunità di miglioramento e adottare le migliori pratiche sostenibili. L’obiettivo? Portare scelte d’investimento più consapevoli, dove il valore economico va a braccetto con l’impatto positivo nel lungo periodo.

Ti assicuro che il dialogo tra performance e sostenibilità non è solo uno slogan. È la chiave per costruire insieme il futuro della finanza responsabile.

Quadro normativo e standard internazionali per la due diligence finanziaria ESG

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Quando parliamo di due diligence finanziaria ESG, tutto parte dalla conoscenza della normativa europea e delle indicazioni globali in materia di sostenibilità. Forse hai già sentito nominare il Regolamento UE 2019/2088 (SFDR): questa legge ha chiesto alla Commissione Europea di costruire delle regole operative chiare (le cosiddette norme tecniche di regolamentazione, o Regulatory Technical Standards). Le RTS sono state adottate il 6 aprile 2022 e si applicano dal 1° gennaio 2023. In pratica, da questa data abbiamo regole più semplici e coerenti per valutare e comunicare sia i rischi legati alla sostenibilità che tutte le informazioni richieste nei prodotti finanziari.

Sul fronte delle aziende, la direttiva CSRD ha introdotto obblighi chiari di rendicontazione della sostenibilità anche per le PMI quotate. Se non sei tra queste, puoi scegliere liberamente se seguire gli standard internazionali più conosciuti. Ma attenzione: il mercato tende già a premiare chi fa questa scelta e si muove con trasparenza.

Facciamo un passo indietro per un attimo. Già dal 2016, con il gruppo di esperti chiamato High Level Expert Group, si sono gettate le basi per includere i fattori ESG negli investimenti. Poi, con l’Action Plan on Financing Sustainable Growth del 2018, tutto è diventato ancora più concreto. Oggi, queste fonti offrono una cornice robusta: aiutano le aziende a rispettare le regole e garantiscono chiarezza in ogni momento del processo di analisi. Insomma, la due diligence usa tutte queste direttive per impostare il perimetro normativo, evitare rischi di non conformità e assicurarsi che ogni fase sia attenta alla governance, all’ambiente e all’impatto sociale.

Il risultato? Un punto di riferimento condiviso che rende più facile verificare e confrontare le performance ESG tra aziende e settori. Così si lavora in modo più sicuro e – diciamolo – anche più chiaro per tutti.

Raccolta dati e analisi di materialità nella due diligence finanziaria ESG

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Nella due diligence ESG, lavoriamo fianco a fianco con voi per mappare ogni aspetto ambientale, sociale e di governance.
Prima di tutto, ci concentriamo su due approcci: numeri solidi e dettagli sul campo. Ecco come.

Analisi quantitativa e qualitativa

  • Raccogliamo la certificazione ISO 14001 (standard per i sistemi di gestione ambientale), i report di audit energetici e i documenti di policy. Utilizziamo questionari standard e interviste on-site.
  • Applichiamo uno stress test climatico (simulazione di +2 °C) per capire quanto gli asset fisici reggono a uno scenario di riscaldamento globale.

Sintesi di rischi e opportunità

  • Individuiamo i fattori più impattanti e li traduciamo in numeri: qual è il costo potenziale?
  • Mappiamo ogni elemento ai SDGs (Sustainable Development Goals). Per esempio, associamo l’efficienza energetica all’obiettivo 7 “Energia pulita e accessibile”.

Monitoraggio e mitigazione

  • Definiamo KPI ESG (indicatori chiave di prestazione ambientale, sociale e di governance) per segnare ogni progresso mensile.
  • Lanciamo piani d’azione per colmare le lacune e fortificare la resilienza del vostro portafoglio.

Side note: in un progetto recente abbiamo scoperto un gap del 15% nei consumi energetici di un cliente. Sono bastate tre azioni mirate per ridurlo.
Poi, vedremo come integrare questi dati nella vostra strategia di crescita sostenibile.

Metteremo insieme numeri, obiettivi e soluzioni.
Pronti?

Strumenti e software per la due diligence finanziaria ESG

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Hai mai dovuto affrontare una due diligence ESG e ti sei chiesto come renderla davvero efficace, senza impazzire tra mille scartoffie? Beh, ti capisco. Oggi, per valutare i rischi ambientali, sociali e di governance in modo rapido e affidabile, ci sono strumenti digitali costruiti su misura per semplificare il lavoro. Ti permettono di seguire tutto in tempo reale, sia che si tratti di un’azienda a Milano o di una filiale in Germania.

Prendiamo ad esempio le piattaforme di monitoraggio ESG. Offrono dashboard semplicissime, con grafici e avvisi personalizzati: in pochi click puoi vedere se ci sono rischi ambientali in arrivo o se serve correggere la rotta su temi sociali. Non male, vero?

E vogliamo parlare dei software di gestione documentale? Immagina di avere un unico archivio digitale che conserva report ISO, audit energetici, policy aziendali e ti permette di trovare tutto subito con una ricerca veloce. Fine delle ore passate a cercare file nel caos.

Poi ci sono tool pensati proprio per le metriche di sostenibilità. Ti aiutano a mettere insieme dati su emissioni di CO₂, consumi di acqua o risultati sociali e a generare report che si confrontano in modo chiaro tra aziende e periodi diversi. È come avere i KPI (indicatori chiave di performance) ambientali e sociali sempre sotto controllo.

Le soluzioni di data analytics, invece, fanno magie collegando le performance ESG ai dati finanziari. In pratica, puoi vedere davvero se gli investimenti sostenibili portano risultati – e fare persino degli “stress test” climatici (simulazioni di impatto economico in caso di crisi ambientali).

Ti lascio una breve panoramica degli strumenti che spesso consigliamo:

Tipologia A cosa serve Vantaggi principali
Piattaforme di monitoraggio ESG Controllo aggiornato di rischi e politiche ESG per settore/area geografica Dashboard intuitive, alert tempestivi
Gestione documentale Archiviazione centralizzata, ricerca rapida di report e policy Semplifica audit e conformità
Tool metriche sostenibilità Aggregano dati su emissioni, consumo risorse, e KPI sociali Report comparabili e personalizzati
Data analytics ESG Analisi tra dati finanziari e ESG per stress test e scenari Decisioni strategiche basate su numeri reali

La verità? Scegliere gli strumenti giusti fa la differenza: risparmi tempo, aumenti la tracciabilità e migliori la qualità complessiva dell’analisi ESG. Noi abbiamo raccolto e confrontato i software consigliati per la due diligence finanziaria proprio in questo articolo, così puoi trovare subito quelli più adatti alle tue esigenze.

Insomma, vuoi fare un salto di qualità nella due diligence sostenibile? Prova con questi strumenti: il lavoro diventa più semplice, veloce e affidabile.

Governance e gestione dei rischi nella due diligence finanziaria ESG

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Quando parliamo di governance responsabile, la gestione dei rischi ESG non è un dettaglio da affrontare alla fine. Va integrata sin dalla fase di due diligence finanziaria. Il consiglio di amministrazione, insieme ai relativi comitati, gioca un ruolo concreto e ben definito nelle scelte strategiche. La chiarezza dei compiti rende tutto molto più semplice, e più sicuro.

L’EBA, l’Autorità Bancaria Europea, mette in evidenza quattro pilastri per il risk management ESG che ogni azienda, specialmente quelle finanziarie, dovrebbe tenere a mente:

  • il board e i suoi comitati devono controllare attivamente i rischi ESG;
  • i controlli interni devono essere davvero integrati nei processi quotidiani;
  • le politiche di remunerazione devono legare i bonus al raggiungimento di obiettivi ESG;
  • bisogna pianificare audit ESG regolari per verificare che norme e policy siano rispettate davvero.

Pensare ai rischi ESG solo in modo teorico non basta, serve inserirli anche nei piani di solidità patrimoniale (quello che chiamiamo ICAAP) e in quelli di liquidità (ILAAP), oltre che nei piani di recovery previsti per le banche. Solo così assicuriamo che la salute finanziaria tenga conto anche dell’impatto di clima e società, non solo dei numeri freddi. Una volta che questi elementi sono davvero integrati, il business diventa più resiliente. Ci si sente pronti anche di fronte a scenari inattesi.

E attenzione: dall’anno prossimo entrano in gioco due nuovi indicatori della tassonomia UE che saranno obbligatori. Si tratta del Green Asset Ratio (GAR) e del Banking Book Taxonomy Alignment Ratio (BTAR), serve a monitorare in modo trasparente quale parte dei crediti bancari e delle attività finanziano davvero la transizione sostenibile.

Gestire i rischi climatici, oggi, richiede procedure ben documentate e compiti chiari da assegnare. Altrimenti si rischia di perdersi tra le carte. In più, se vuoi approfondire un approccio concreto e integrato su questo tema, dai un’occhiata al nostro approfondimento su tecniche di risk assessment finanziario in due diligence di PMI di servizi B2B, scoprirai metodi pratici e verificati per gestire questi rischi al meglio.

Insomma, questa è una strada da percorrere insieme, passo dopo passo. Così possiamo puntare a risultati solidi e, perché no, dormire sonni più tranquilli sapendo che stiamo guidando l’azienda verso un futuro sostenibile.

KPI e metriche chiave per la due diligence finanziaria ESG

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Quando si fa una due diligence finanziaria ESG, affidarsi a dati chiari fa davvero la differenza. In effetti, abbiamo visto che alcuni indicatori sono fondamentali per capire subito dove intervenire e come proteggere meglio il capitale. Ecco i quattro KPI che usiamo sempre, perché offrono una fotografia precisa e aiutano davvero nelle scelte:

  • Stress test climatici (climate risk management): questi test riproducono scenari di riscaldamento globale, ad esempio +2 °C o +4 °C. In una recente analisi su un portafoglio corporate, uno scenario a +4 °C ha causato una diminuzione dell’8% del valore. Un dato così mette subito in evidenza le aree più fragili e suggerisce dove intervenire con misure di protezione concrete.
  • Analisi di sensitivity: qui si verifica se i nuovi prestiti rientrano nei limiti di rischio definiti dalla banca. Su un esempio reale, su un pool da 10 M€, l’analisi ha dimostrato che i parametri di rischio venivano rispettati anche cambiando tassi di interesse o emissioni di CO₂. La sensitivity è utile soprattutto per regolare bene le clausole bancarie e i covenant nei contratti.
  • Green Asset Ratio (GAR): questo indicatore misura quanta parte degli investimenti è in linea con la tassonomia europea. In sostanza, si fa così: si dividono le attività “verdi” per il totale delle attività ponderate. Così si vede, già a colpo d’occhio, quale peso hanno finanza sostenibile e investimenti green all’interno del portafoglio.
  • Banking Book Taxonomy Alignment Ratio (BTAR): qui si applica la stessa logica, ma ai crediti concessi. L’obiettivo? Capire che percentuale dei prestiti supporta la transizione climatica, in linea con gli obiettivi UE.

Nel report conclusivo, tutti questi numeri vengono integrati con consigli personalizzati su come rinforzare il profilo ESG e rendere l’azienda più resiliente.

Insomma, usare questi KPI ESG trasforma la misurazione dell’impatto ambientale in uno strumento concreto per guidare davvero la strategia e proteggere gli investimenti dai rischi ambientali. Pianificare bene oggi vuol dire dare valore e sicurezza al proprio capitale, anche di fronte agli shock più imprevedibili.

Checklist operativa per la due diligence finanziaria ESG

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Quanti dettagli nasconde una due diligence ESG? Questa lista operativa ci accompagna passo passo, dai controlli normativi al report finale.

Fase Attività operative
Screening normativo – Controlliamo le autorizzazioni ambientali attive
– Verifichiamo le certificazioni ISO 14001
– Analizziamo i limiti di emissione autorizzati
Raccolta documenti – Carichiamo le policy ESG in Data Room
– Esaminiamo procedure di monitoraggio consumi e gestione rifiuti
– Studiamo contratti di lavoro e turni operativi
Audit on-site – Parliamo con il team su etica e antidiscriminazione
– Controlliamo i registri degli incidenti sul lavoro
– Ispezioniamo le misure di sicurezza in sede
Benchmark – Confrontiamo i risultati con gli standard di settore
– Verifichiamo i requisiti CSRD e le norme locali
Analisi rischi ESG – Mappiamo i rischi climatici, sociali e di governance
– Creiamo una matrice probabilità-impatto
Report finale e pianificazione – Sintetizziamo le evidenze chiave
– Pianifichiamo audit periodici e definiamo responsabilità

Considerazioni finali

Entrando nel cuore della due diligence finanziaria ESG, abbiamo definito il quadro normativo e gli standard internazionali chiave per le PMI. Illustrata la raccolta dati e l’analisi di materialità.

Presentati strumenti e software per il monitoraggio, la governance e la gestione dei rischi. Mostrati i KPI chiave e la checklist operativa finale.

Affrontare la due diligence finanziaria ESG e integrare criteri sostenibili rende il processo trasparente, pragmatico e orientato a una crescita responsabile.

FAQ

Quali sono i 3 principali driver di un approccio ESG?

I tre driver principali di un approccio ESG sono la gestione proattiva dei rischi ambientali e sociali, l’individuazione di opportunità di innovazione sostenibile e l’allineamento con le aspettative degli stakeholder.

Qual è il ruolo dei criteri ESG nella finanza sostenibile?

Il ruolo dei criteri ESG nella finanza sostenibile consiste nell’integrare fattori ambientali, sociali e di governance nelle decisioni d’investimento per migliorare trasparenza, ridurre i rischi e generare impatti positivi sul lungo periodo.

Come contribuisce la pianificazione finanziaria alla sostenibilità?

La pianificazione finanziaria contribuisce alla sostenibilità definendo budget e strategie per investimenti responsabili, allocando risorse verso progetti green e monitorando le performance ESG per mantenere risultati coerenti con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Quali sono gli indicatori di sostenibilità ESG?

Gli indicatori di sostenibilità ESG includono metriche ambientali (emissioni di CO₂, water footprint), sociali (sicurezza sul lavoro, diversità) e di governance (trasparenza del board, politiche anticorruzione).