Hai mai visto acquirenti perdere milioni affidandosi solo alla presentazione aziendale?
La tentazione di fidarsi delle slide è forte.
Ma un solo dettaglio fuori posto può costarti caro.

E quando arriva la due diligence finanziaria (verifica approfondita dei conti), per noi l’analisi di bilancio (lo studio dei numeri chiave di un’azienda) è la bussola. Ci guida tra gli indicatori principali e i flussi di cassa. Perfetta per capire se l’affare regge sul serio.

Pensala come l’ultima prova di un abito su misura. Se non controlli cuciture e tessuto con cura, rischi strappi che ti costano davvero cari.

Oggi scopriremo come integrare ogni fase dell’analisi di bilancio.
Così potrai fare valutazioni solide e prendere decisioni informate.

Integrazione dell’analisi di bilancio nella due diligence finanziaria: fasi operative e obiettivi

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Se ti stai chiedendo come si fa davvero a valutare la solidità di un’azienda durante una due diligence finanziaria, la risposta parte sempre dall’analisi di bilancio. È un po’ come prendere le misure prima di cucire un abito personalizzato: senza questa base, qualsiasi valutazione rischia di essere troppo superficiale. Questo passaggio iniziale è ciò che dà sicurezza e trasparenza a chi vuole investire o acquistare.

Ecco cosa succede, in pratica. La due diligence economico-finanziaria si divide in alcune tappe ben precise che lavorano insieme come gli ingranaggi di un orologio:

  1. Raccolta dei documenti
    • Prendiamo bilanci ufficiali dal Registro delle Imprese e chiediamo direttamente al management tutti i documenti originali. Fidarsi è bene, ma controllare, anche meglio.
  2. Revisione dei bilanci e check contabile
    • Qui scandagliamo ogni nota integrativa, controlliamo come sono stati calcolati gli ammortamenti, le poste a fondo e tutte le passività nascoste. Nulla sfugge, se fatto bene.
  3. Analisi degli indici di redditività
    • Calcoliamo insieme vari indicatori chiave come ROI (reddito operativo diviso capitale investito), ROE (utile netto su patrimonio netto), e ROS (margine operativo su fatturato). E lo facciamo su parecchi anni, così eventuali anomalie saltano subito all’occhio.
  4. Test sui flussi di cassa e individuazione dei punti critici
    • Usiamo simulazioni e “stress test” sui numeri, anche mese per mese, per scoprire dove potrebbero esserci rischi di liquidità o bisogni finanziari futuri.

Tieni presente, già nella fase di raccolta documentale, che mettiamo sempre a confronto i dati pubblici con quelli interni. Solo così possiamo capire subito se tutto fila liscio o se c’è qualcosa che non torna. E la revisione attenta dei bilanci serve proprio a garantire che non ci siano buchi prima di partire con l’analisi vera e propria.

Quando parliamo di indicatori di redditività, non è solo un gioco di numeri: osservare come si muovono ROI, ROE e ROS in diversi esercizi ci aiuta a capire se l’azienda sta adottando strategie troppo aggressive o sta cambiando rotta. Più i dati parlano chiaro, più è facile prendere decisioni tranquille.

E infine, controllare i flussi di cassa non vuol dire solo vedere se entrano soldi: grazie a simulazioni mensili e trimestrali riusciamo a capire se e quando potrebbero nascere problemi di liquidità. Questo ci permette di pianificare meglio tutto il processo, evitando brutte sorprese.

In sintesi? Un’analisi di bilancio fatta bene durante la due diligence finanziaria equivale ad avere una mappa precisa prima di partire per un viaggio importante. Aiuta davvero a decidere su basi solide, senza lasciare nulla al caso.

Analisi orizzontale e verticale nell’analisi di bilancio per la due diligence

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Quando ci sediamo a guardare a fondo i numeri di bilancio per una due diligence finanziaria, spesso partiamo da due strumenti chiave: l’analisi orizzontale e quella verticale. Sono proprio come due lenti diverse che ci aiutano a leggere la storia dei dati.

Con l’analisi orizzontale, confrontiamo la stessa voce – per esempio il fatturato – su più anni per capire se c’è stato un aumento o una diminuzione. È un po’ come tenere d’occhio la crescita di un bambino anno dopo anno. Vuoi vedere un esempio pratico?

  • Variazione percentuale del fatturato anno 2 rispetto all’anno 1 = (Fatturato anno 2 − Fatturato anno 1) / Fatturato anno 1 × 100

L’analisi verticale invece ci fa vedere quanto pesano certe voci rispetto al totale del conto economico o dello stato patrimoniale. Funziona come una “fotografia” delle proporzioni interne. Ad esempio, possiamo capire in un attimo quanto incidono i costi diretti sulle vendite:

  • Incidenza dei costi diretti = Costi di vendita / Fatturato × 100

Quando ci concentriamo sulla parte patrimoniale e finanziaria, diamo uno sguardo attento a immobilizzazioni (cioè beni durevoli dell’azienda), attivo circolante (le risorse che girano più velocemente come i crediti e la liquidità), posizione finanziaria netta (debiti meno disponibilità) e patrimonio netto. Questa analisi del bilancio ci permette, tra le altre cose, di valutare le scelte fatte su ammortamenti e capitalizzazione – cioè su come vengono distribuiti i costi degli investimenti nel tempo – e ci aiuta a scovare se ci sono errori nella classificazione delle voci.

Il bello di incrociare analisi orizzontale e verticale è che diventa molto più facile vedere se qualcosa “non quadra”. Per esempio, se una voce sale in valore assoluto ma pesa meno in percentuale, significa che i rapporti interni stanno cambiando e conviene indagare meglio – magari il fatturato è cresciuto tanto da rendere meno visibili alcuni costi, o forse sono intervenute spese diverse dal solito.

Insomma, queste tecniche sono essenziali per scovare anomalie e aiutarti a prendere decisioni più sicure nella valutazione di un’azienda, specialmente quando sei alle prese con un’operazione di M&A. E se ti capita di voler approfondire, ne parliamo volentieri davanti a un caffè.

Valutazione degli indicatori di liquidità e solvibilità nell’analisi di bilancio

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Quando ci troviamo ad analizzare la liquidità di un’azienda, di solito partiamo dai classici current ratio e quick ratio. Ti faccio un esempio semplice: il current ratio misura quante volte le risorse liquide disponibili riescono a coprire i debiti a breve termine dell’impresa (quelli, per intenderci, che scadono entro dodici mesi).

  • Current ratio = Attivo corrente / Passività correnti
  • Quick ratio = (Attivo corrente − Scorte) / Passività correnti

Se vediamo che il current ratio scende sotto 1,2 o il quick ratio sotto 0,8, suona subito un campanello d’allarme. In casi del genere, conviene davvero guardare subito dentro ai flussi di cassa: c’è il rischio che le uscite superino le entrate e che la coperta sia troppo corta.

Sul fronte della solvibilità, diamo un’occhiata al rapporto tra il patrimonio dell’azienda e tutti i suoi debiti (no, non solo quelli in banca).

  • Solvibilità = Patrimonio netto / Passivo totale

Questo numero ci dice quanto l’azienda dipende dai finanziamenti esterni, tipo prestiti bancari o fidi dai fornitori. Per avere una fotografia ancora più chiara, controlliamo pure quanto pesano i debiti finanziari rispetto al capitale proprio – è il cosiddetto leverage (cioè il “rapporto di indebitamento”, che aiuta a capire se l’azienda sta rischiando troppo puntando sui soldi presi in prestito).

Segnati la sigla PFN, ovvero Posizione Finanziaria Netta: è il saldo tra quanto l’azienda deve alle banche e alle finanziarie e quanto invece ha in cassa o su conti liquidi.

  • PFN = Debiti finanziari − Attività liquide

Se il risultato è negativo (ossia più liquidità che debiti), bene! In caso contrario, conviene valutare con attenzione se il flusso di cassa permette di onorare i debiti in scadenza a breve.

Per tenere d’occhio questi movimenti, usiamo il rendiconto finanziario – uno strumento che spacchetta la liquidità su tre aree: gestione operativa (cioè le attività del giorno per giorno), investimenti (cosa viene speso per crescere) e finanziamenti (entrate e uscite legate a prestiti o apporti di soci). Questo report serve proprio a collegare ogni variazione di cassa alle scelte aziendali: così, se capita un buco temporaneo o, al contrario, c’è liquidità inutilizzata, lo vediamo subito.

Così riusciamo a lavorare spalla a spalla per mantenere una liquidità sana, senza sorprese. E per costruire insieme una crescita davvero sostenibile!

Analisi di bilancio: calcolo e interpretazione degli indicatori di redditività e leverage

Quando vogliamo capire davvero come sta andando un’azienda durante una due diligence finanziaria, partiamo dagli indicatori chiave di redditività. Magari li conosci già, ma un veloce ripasso non fa mai male:

  • ROI = reddito operativo / capitale investito (cioè, quanto guadagniamo per ogni euro investito in azienda)
  • ROS = reddito operativo / fatturato (in pratica, il margine operativo su ogni euro venduto)
  • ROE ante imposte (RAI) = reddito ante imposte / patrimonio netto (così vediamo quanto rende il capitale dei soci, prima delle tasse)

Quando ti capita di calcolare il ROI, una sbirciata alla guida su come si calcola il valore di un’azienda può chiarire l’impatto di ogni euro messo al lavoro. Un ROI costante di solito racconta di una gestione attenta del capitale. Se invece improvvisamente sale o scende, occhio: potrebbero esserci scelte troppo aggressive su acquisti o vendite di asset.

C’è poi il ROE ante imposte. Se lo confronti su più anni, può svelare strategie fiscali “studiate a tavolino” oppure perdite portate avanti nel tempo. Se noti un ROE che cresce ma senza un vero aumento degli utili… fermati, qualcosa va approfondito.

Passiamo al ROS. Questo indica quanto margine operativo rimane in tasca per ogni euro di fatturato. Per leggere l’intero quadro, puoi incrociare il ROS con l’indice di rotazione del magazzino:

  • Indice di rotazione = costo del venduto / scorte medie (quindi, quante volte il magazzino viene “smaltito” durante l’anno).

Se vedi un ROS basso insieme a una rotazione lenta, potrebbe voler dire che si stanno facendo troppi sconti, o peggio, che in magazzino restano prodotti datati.

Un altro passaggio chiave è analizzare i costi, cioè separare quelli fissi da quelli variabili. Così capiamo la leva operativa, quanto il margine aziendale “balla” al cambiare delle vendite. Se i costi fissi sono alti, ogni aumento delle vendite può far impennare il margine. Ma vale anche il contrario: se le vendite rallentano, il rischio cresce perché i costi restano lì.

Tutti questi dati, messi insieme, ci aiutano a capire quanto i risultati dell’azienda siano davvero sostenibili e qual è il suo livello di rischio operativo.

Alla fine, il segreto è leggere i numeri come una storia, non basta sommarli. E se vuoi una mano a interpretarli fianco a fianco, noi ci siamo.

Checklist e modelli di report per l’analisi di bilancio in due diligence finanziaria

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Partiamo dalle basi: quando si tratta di due diligence contabile, avere una checklist chiara ti semplifica la vita. È come avere una mappa precisa per non saltare nessun passaggio e arrivare dritto al punto con i modelli di report finanziario che fanno davvero la differenza.

Qui ci sono alcuni documenti che non possono proprio mancare sulla tua scrivania (o meglio, nel tuo cloud!):

  • Bilanci completi degli ultimi tre anni – così segui il filo degli andamenti rivalutando ogni esercizio.
  • Note integrative e relazioni della direzione – sono quelle pagine dove trovi spiegato tutto ciò che nei numeri non si vede.
  • Rendiconto finanziario dettagliato (movimenti operativi, investimenti e finanziamenti) – ti aiuta a capire dove entra e dove esce davvero il denaro.
  • Informazioni sulle politiche di ammortamento e capitalizzazione – insomma, come sono state gestite le spese e gli investimenti che restano in bilancio.

Trovi un elenco ancora più completo nel nostro articolo documenti fondamentali per la due diligence finanziaria.

Vuoi testare la correttezza delle scritture contabili? Metti in agenda questi tre controlli:

  1. Controlla che tutte le operazioni di fine anno siano registrate – ogni rettifica va riportata, nessuna esclusa.
  2. Verifica che i movimenti di cassa coincidano con quanto trovato nei registri – insomma, i soldi entrano davvero?
  3. Chiedi direttamente a banche e fornitori conferma dei saldi iniziali – niente è meglio di una verifica alla fonte.

Quando si passa a scrivere un report di due diligence, la struttura deve essere facile da seguire, quasi come una ricetta che funziona sempre. Ecco il modello che consigliamo noi e che ti farà risparmiare un sacco di tempo:

Sezione Contenuto
Executive summary Qui riassumi subito gli obiettivi della due diligence contabile e i principali risultati che hai trovato
Analisi degli indici Ti servono indicatori chiave: ROI, ROE, current ratio, PFN (posizione finanziaria netta – cioè cosa deve e cosa possiede davvero l’azienda) e come sono cambiati negli anni
Benchmark settoriale Racconta come si posiziona l’azienda rispetto ai concorrenti, soprattutto su margini e leva finanziaria
Scenari di rischio Qui analizzi i rischi potenziali: passività nascoste, effetti di leasing, eventuali vincoli con le banche (covenant)

Ora, se vuoi lavorare più velocemente e senza intoppi, ti suggerisco di sfruttare qualche strumento digitale:

  • Fogli di calcolo avanzati con macro che ti automatizzano le operazioni più ripetitive – così riduci al minimo gli errori.
  • Dashboard di business intelligence per visualizzare subito trend anomali o valori fuori scala – dati freschi e chiari a colpo d’occhio.
  • Software di data room virtuale che tiene tutti i documenti sicuri e aggiorna ogni versione – zero confusione e massima trasparenza.

Seguendo questi passi, la due diligence finanziaria diventa molto più snella, con meno possibilità di sbagliare e analisi che arrivano al punto in meno tempo. E, onestamente, chi non vorrebbe lavorare così?

Strumenti software e best practice per l’automazione dell’analisi di bilancio

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Hai mai perso ore a cercare l’ultima versione di un documento importante? Con le data room virtuali puoi dimenticartelo. Sono come una cassaforte digitale: acceso rapido, tutto sotto controllo e niente ansia da file duplicati. Basta un click e sai subito chi ha caricato o modificato cosa, e quando. Così le fasi di due diligence filano via più lisce.

Ora, per le analisi dei numeri, i software di advanced analytics sono indispensabili. Immagina di visualizzare il flusso di cassa o fare una sensitivity analysis sui principali indicatori senza perdere tempo con formule infinite. Grafici interattivi evidenziano subito trend o anomalie, permettendoti di intervenire in tempo reale, senza sorprese nel bilancio.

E la velocità? Qui Excel con le macro giuste o tool di Business Intelligence come Power BI e Tableau fanno la differenza. Aggiornare indicatori chiave come ROI (ritorno sull’investimento), PFN (posizione finanziaria netta) o current ratio (rapporto tra attività e passività correnti) diventa questione di pochi clic, non di giornate di lavoro. Side note: abbiamo visto report preparati in mezza mattinata grazie a queste automazioni!

Se vuoi fare un salto di qualità, collega il sistema gestionale ERP direttamente ai dashboard di reporting. I dati passano in automatico dalle scritture contabili ai grafici, così monitori l’andamento aziendale senza perdere tempo su mille file sparsi.

Ecco qualche best practice che consigliamo sempre nelle operazioni di M&A:

  • Stabilisci una governance IT chiara: ognuno deve sapere chi carica, modifica o approva i documenti.
  • Concorda le tempistiche con advisor, CFO e team operativo. Così tutti sono allineati su quando caricare, revisionare e validare i dati.
  • Fai formazione sui tool: più il team sa usare e personalizzare i report, più riuscirà a interpretare i cruscotti e prendere decisioni migliori.

Con questi strumenti e approcci, l’analisi di bilancio non è più un ostacolo. Diventa un processo rapido, trasparente e davvero a prova di revisore. E la tranquillità che ne deriva? Beh, quella vale oro, soprattutto quando il tempo stringe.

Considerazioni finali

In questo articolo, abbiamo illustrato le fasi chiave dell’analisi di bilancio.
Dall’adozione di analisi orizzontali e verticali, alla valutazione di liquidità e redditività e fino all’utilizzo di checklist e tool di automazione.

Ogni strumento aiuta a identificare rischi e opportunità, ottimizzando tempi e costi e garantendo massima trasparenza.

Seguendo questa metodologia, l’analisi di bilancio nella due diligence finanziaria diventa il motore di decisioni informate e di un’esecuzione di successo.

Così potrai affrontare ogni fase con sicurezza e guidare la tua impresa verso nuovi traguardi.

FAQ

Che cos’è l’analisi di due diligence?

L’analisi di due diligence definisce il processo di verifica patrimoniale, finanziaria, economica e gestionale di un’azienda, con l’obiettivo di fornire trasparenza e individuare rischi prima di un’acquisizione.

Quali sono le fasi di analisi di bilancio?

L’analisi di bilancio si struttura in raccolta bilanci pubblicati e documenti contabili originali, analisi orizzontale di trend, analisi verticale di struttura, collaudo flussi di cassa e verifica degli indici di redditività.

Cosa si intende per analisi finanziaria?

L’analisi finanziaria indica l’esame dettagliato di rapporti economici e patrimoniali, compresi flussi di cassa, ratio di liquidità e solvibilità, utile a valutare solidità e capacità di rimborso.

Che cos’è la due diligence finanziaria?

La due diligence finanziaria rappresenta l’analisi completa di patrimonio, risultati economici e gestionali di un’impresa, finalizzata a garantire trasparenza, quantificare rischi e ottimizzare tempi e costi dell’operazione.